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Data: 30/07/2019 -

De Rossi, il cuore a metà: primo Superclasico col Boca nel giorno del derby di Roma

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Il cuore sul prato del Monumental, l’orecchio attaccato alla radiolina. Il frastuono tipico degli stadi argentini per accorciare le distanze e sentirsi più vicino a casa. Daniele De Rossi, giorno 1 settembre, alzerà agli occhi e non vedrà la Curva Sud. Davanti a lui niente maglie biancocelesti e aquile nel cielo, ma le bande verticali e rosse del River Plate. Suona strano, ma è così e tocca farsene una ragione.

Sarebbe potuto andare ovunque, ha scelto l’Argentina per sentirsi protagonista e, c’è da giurarci, vivere il Superclasico. Esigenze televisive e fuso orario permettendo, lo farà nel giorno del derby di Roma. Quattordici ore di volo, 11mila chilometri e uno scherzo del destino, disegnato da un calendario beffardo, mentre il conto alla rovescia è cominciato. Il ragazzo di Ostia ci avrà già pensato, scontato per chi a 36 anni si lascia ancora trascinare dal cuore.

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Il contratto con gli Xeneizes racconta di brividi lungo la schiena e stimoli da ricercare negli sguardi sospesi dei tifosi. “Adoravo la Roma, ma vedevo il Boca e sognavo di salire le scalette per entrare da protagonista alla Bombonera”. Parole sue e al diavolo la banalità: non gli è mai appartenuta, piuttosto l’ha scansata come il peggiore dei nemici.

Per questo lo adorano tutti e i cronisti lo cercano nella vittoria, ma soprattutto dopo la peggiore delle sconfitte. Capitano, futuro o presente, la faccia non l’ha mai risparmiata. Va bene la fascia, ma i leader si misurano in temperamento e grinta, con l’esempio e non a chiacchiere. 

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A 23 anni, in Germania nel 2006, la gomitata a Brian McBride gli è costata il patibolo mediatico e quattro giornate di squalifica. E’ tornato per la finale mondiale, ha battuto il rigore e si è preso la Coppa. Personalità al potere, con tutti gli effetti collaterali ad essa legati. 

Tifavo per lui”, dirà Totti uscito per fargli posto: “Detestavo andare in panchina, ma per Daniele l’ho fatto volentieri”, Berlino 9 luglio 2006. Cartoline d’amore, fotografie di un rapporto simbiotico al quale si sono sforzati di mettere i bastoni tra le ruote. 

E’ il destino dei fuoriclasse, capri espiatori nella tempesta, eroi nei giorni di gloria. Trenta volte contro la Lazio, quasi un campionato, due gol, la Coppa Italia persa all’ultimo e l’intuizione di Claudio Ranieri per ribaltare una partita da incubo. Era il 2010 e il sogno dello scudetto si sarebbe infranto qualche settimana più tardi sui guantoni di un Marco Storari in versione super e una Sampdoria da stropicciarsi gli occhi.

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Nella linea temporale dei derby ci sono immancabili i cartellini rossi e qualche comportamento sopra le righe, perché Daniele è un pacchetto completo con pregi immensi, qualche fisiologico difetto e un amore sconfinato per la causa. 

Gli argentini pretendono la garra e avranno pane per il loro denti. Nell’arena sotto i cori incessanti della Doce, Il numero sedici si sentirà perfettamente a suo agio. Il sangue latino verrà fuori alla svelta e con il River toccherà l’apice. Poi di corsa negli spogliatoi per seguire l’altra metà del cuore, sempre che le cose rimangano così e gli appuntamenti non vengano spostati. Undicimila chilometri non sono mai sembrati così vicini. Miracoli dell’amore.

A cura di Nanni Sofia



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