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Dalla Macarena alla Canalis. Il mondo di Reginaldo da Certaldo: “Ora in Lega Pro alla Paganese convinto da… mia moglie”

La Macarena sotto la Fiesole, i gol in coppia con Marco Borriello, l’immancabile gossip con Elisabetta Canalis, fino alle reti in Lega Pro (il suo primo) con la maglia della Paganese. Mettere ordine nei ricordi di Reginaldo è un’impresa titanica, come chiedere a Nicola Amoruso (recordman in materia) di lasciare un ricordo per ogni rete realizzata con una maglia diversa in serie A.

Ma “Regi” – come lui stesso si definisce – non ha fretta. Si siede sulla panchina aggiuntiva dello stadio Marcello Torre di Pagani (la sua nuova casa) e schiaccia play su quello che ai tempi (stagione 2000-01) era ancora il primo modello di ipod, per arrivare fino ai giorni d’oggi: niente più tasti da pigiare, ma tutto touch o addirittura comandi vocali.

“Sono arrivato in Italia – racconta Reginaldo a www.ginalucadimarzio.com – per un torneo di ragazzi che si faceva ad Arco di Trento. Poi un provino andato male con il Padova e alla fine l’accordo con il Treviso. Quell’anno c’erano dei ragazzi fantastici come Borriello e Foggia”. Con Ammazzalorso e Giampaolo in panchina. “Mi fecero esordire con la Lumezzane in Coppa Italia, avevo 17 anni. E da allora me le fecero giocare tutte: diventai capocannoniere della Coppa Italia di serie C di quell’anno”.

A Treviso si è sentito subito a casa. “Ancora oggi ai miei compagni dico di essere veneto!”, scherza. Peccato che il club qualche mese dopo sia fallito. Regi si fa subito serio e si sofferma sulle sue esperienze personali. “Purtroppo o per fortuna non ho vissuto in prima persona i fallimenti di Siena e Parma ma posso dire di essere ancora legatissimo a quelle piazze. Quando siamo retrocessi ho sempre chiesto io di rimanere per far risalire in fretta, perché non è nella mia indole uscire da perdente. Non mi interessava chi avrebbero preso sul mercato, volevo fare subito la mia parte”. Ma tra le due esperienze a Siena ha vissuto anche una piccola parentesi in Giappone. “Ero in Italia da 12 anni e avevo voglia di un’avventura nuova. In quel periodo le cose non andavano bene a Siena: non mi sentivo bene con l’ambiente. Scelsi il JEF United Ichihara Chiba anche se erano stati sinceri: gli servivo solo per 6 mesi perché i loro attaccanti erano infortunati. Ma a me andava bene perché avrei avuto la possibilità di giocare sempre”.

Ecco, giocare a calcio. Nella vita di Reginaldo è stata sempre l’unica cosa a contare. “Ai tempi della Fiorentina mi divertivo da matti. I tifosi mi adoravano e mi invitavano a ballare la Macarena sotto la curva”. E dalle parti di Firenze ancora si canta “Reginaldo Reginaldo, brasiliano…” “…di Certaldo”, è proprio lui che finisce il coro, davanti a noi che lo osserviamo quasi commossi perché a distanza di anni è ancora nel cuore di quei tifosi.

Dicevamo della sua voglia di giocare, quella che l’ha convito ad accettare l’offerta della Paganese. Lega Pro, sì. Ma per Regi nessun problema. “Mia moglie ed i miei figli mi hanno convito a tornare in campo. Lei mi diceva che tanto non stavo mai a casa perché trascorrevo le mie giornate a giocare a calcio con gli amici. ‘Amore, non ti vedo mai a casa, a questo punto torna a giocare veramente’, mi ha detto. Anche i miei figli mi hanno ripetuto più volte che avrebbero voluto vedermi segnare ancora”.

A 32 anni si è rimesso in discussione con la chiara missione di fare ancora centro. “Ho scelto la Paganese perché non hanno mai dubitato di me e delle mie condizioni. Mi hanno solo detto di venire a Pagani per firmare e allenarmi. Senza una sola domanda su come stessi, se fossi in forma o altro. Non ci ho pensato neanche un secondo. Volevo solo correre qui per allenarmi”. E dopo un mese intenso è arrivato anche il primo gol, domenica a Catanzaro. “Per un attaccante fare gol ha sempre lo stesso sapore, in qualunque categoria. In questo momento ne avevamo veramente bisogno”. E poi da quest’anno in Lega Pro ci sono anche i numeri fissi dietro le maglie. “Ho scelto l’8 per due ragioni. La prima è legata a Simone Vergassola. Non ho mai parlato di lui ma posso dire che giocare con con è stato il mio più grande esempio di vita. Certo, era troppo fissato e troppo preciso, mentre io sono brasiliano e casinaro: ma è un modello di giocatore che mi è rimasto impresso. Quando una persona si dedica così vuol dire che è una persona con la testa a posto e quando va a dormire ha la coscienza pulita, come me adesso”. E poi.. “Mi dicevano sempre che l’8 è formato da sono due palle e per fare questo mestiere si dice che devi averne da 2 a 4”. Sacro e profano. Un po’ come quando cerchi il suo nome su Google. La seconda cosa che trovi (la prima è la sua biografia su Wikipedia) è Elisabetta Canalis. “Ho 300 presenze nel campionato italiano eppure si parla sempre della mia relazione con lei. E’ un fatto passato, adesso sono sposato e ho tre figli. Mi rendo conto che questo sia il prezzo da pagare quando stai con una persona più famosa di te, me lo porterò avanti fino a quando giocherò in Italia. Ma ora ognuno per la sua strada”.

Quella di Reginaldo adesso porta dritta a Pagani, dove spera di segnare ancora per continuare a divertirsi.

Ah, sul suo suo ipod immaginario non ha certo premuto stop, ma semplicemente pausa. Perché Regi ci ha regalato anche un breve fuori onda, piccoli ritratti di alcuni compagni e allenatori che ha incontrato nel corso della sua carriera.

Borriello (Treviso)
“Un attaccante fenomenale, fa reparto da solo. Mai visto un attaccante con tanta fame di gol e…di donne, era già “malato” a quei tempi lì”.

Prandelli (Fiorentina)
“L’allenatore che mi ha insegnato a dividere il campo giocando da esterno. E poi ha è uno che ha tanta pazienza per allenare bene i calciatori”.

Mutu(Fiorentina)
“Fenomeno. Peccato che tutti i fenomeni alla fine fanno disastri fuori dal calcio. Era uno che poteva decidere le partite da solo quando voleva”.

Toni(Fiorentina)
“E’ giusto che abbia vinto tutto. Se lo merita.  Mai vista una persona con la sua umiltà”.

Cristiano Lucarelli (Parma)
“Un bambinone fuori dal campo, dentro al campo, invece, attaccante con la facilità di trovare il gol come pochi”.

Ghezzal(Siena)
“Veramente bravo…quando ha la testa. Poteva fare molto di più”.

Conte (Siena)
“Non ho mai trovato una persona così “malata” nel suo lavoro. La vive ancora come se giocasse, è il quarto centrocampista fuori dal campo. E poi ha una cattiveria senza tempo: non vuole perdere neanche le partite del giovedì. I giocatori devono stare attenti che se no li mena”.