È il 2 giugno, un sabato festivo e i centri delle città, quelle del sud soprattutto, si svuotano a favore delle spiagge. Nel cuore di Catania però, così non sembra nonostante gli abbondanti 26 gradi. È praticamente già estate, ma non è ancora tempo di domenica uguale mare. Perché? “Dumani ioca u Catania” - pronunciato con l’inconfondibile cadenza del dialetto catanese. Tradotto: “Domani gioca il Catania”. E quando gioca il Catania la città si ferma, la tensione è molto alta, così come la concentrazione.
Per l’appunto, domani sera al Massimino che va verso i 15mila spettatori, si giocherà il ritorno della seconda fase nazionale dei play off di serie C contro la Feralpisalò e passare il turno vorrebbe dire per i rossazzurri accedere alla semifinale. I tifosi sono pronti a riabbracciare la squadra ed è questo il primo e quasi unico pensiero dei Catanesi in questo periodo: lo è prima di dormire la sera, lo è appena svegli. È Catania ovunque, nei bar a centro città e in quelli di periferia, nei centro scommesse, dal barbiere, al mercato e anche in pescheria. Questi ultimi due posti sono il simbolo di una catenesità radicata nel territorio.
Nelle vie del centro, in genere fin troppo affollate, oggi si trova parcheggio subito. Una bella passeggiata a piedi, tra i tanti turisti con cappellino in testa e fotocamera dello smartphone in mano, riporta subito in mente l’atmosfera che si respira in città. Ambulanti sui bordi delle strade espongono bandiere, amuleti e gadget rigorosamente rossazzurri. Fuori dalle botteghe che vendono souvenir sono esposte bandiere e magliette. Come fosse una prassi da seguire. È una città già in clima partita, lo è già dalla settimana scorsa per onor del vero, che invita elegantemente a tifare semmai ce ne fosse bisogno.
Il Duomo, la famosa piazza con il Liotro in pietra lavica, simbolo della città, si contraddistingue per un continuo via vai che ci porta alla fontana dell'Amenano, la così detta "acqua o linzolu” - simbolo importantissimo per ogni catanese doc.
Dai qui ci si immette all’ingresso di una delle attrazioni più folcloristiche della città: la Pescheria. Banconi pieni di pesce fresco, il conseguente odore di mare, commercianti che invitano all’acquisto a gran voce. È il cuore di Catania che nel cuore ha solo il Catania. Molti venditori preferiscono non esprimersi, perché la scaramanzia da queste parti non è mai troppa, altri ci tengono a manifestare la fiducia alla loro squadra del cuore, altri ancora provano a caricare l’ambiente e a trascinare con se i più diffidenti. “U Catania è u Catania” - si dice da queste parti. “Il Catania è il Catania e non ha rivali”, questo il senso.
L’uscita della pescheria coincide con l’inizio degli archi della Marina, dove una volta a cospetto della terra che c’è oggi, stagnava il mare. Entriamo al Giardino Pacini, soprannominato in dialetto “Villa Varagghi”. È la villa degli anziani, seduti nelle panchine o a cerchio per giocare a briscola - con le carte siciliane. È la Villa di una gioventù ormai al tramonto ma cresciuta anch’essa con la certezza di una fede calcistica tutta rossazzurra e quella no, non tramonta mai.
La fede, quella che domani porterà allo stadio umili lavoratori, famiglie, bambini, turisti, anziani. Tutti coloro che anche oggi, in un giorno di festa, tra un cliente e l’altro, durante un consueto sabato di lavoro hanno voluto trasmettere un solo messaggio: l’essenza di Catania c’è un po’ in tutti noi. Fa caldo, ventisei gradi fanno venir voglia di sole e mare ma Catania lavora e sogna aspettando la domenica. Per i weekend al mare ci sarà tempo nei prossimi mesi, per adesso la concentrazione e la trepidazione sono massime: “Domani ioca u Catania”.