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Data: 28/10/2016 -

Dal kick of death all'intuizione di Cruijff. Ecco la storia del calcio di rigore

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William McCrum. Questo nome probabilmente non vi dirà nulla. Il sig. McCrum era un direttore di una industria tessile nord-irlandese, figlio di un milionario, tale Robert McCrum. Del sig. William McCrum non si conosce la data della sua nascita, non è riportata da nessuna parte; ma si sa il periodo in cui è vissuto, tra la fine del 1800 ed inizio ‘900. Era proprietario di un mulino. Ma vabbè, poco cambia. Vi chiederete il perché si stia trattando di questo tizio praticamente sconosciuto. E' l’inventore della cosa di cui più si discute a livello calcistico al giorno d’oggi: il calcio di rigore.

LE ORIGINI - McCrum, tra le altre cose, è stato il portiere del Milford Football Club nella stagione 1890-1891. La squadra non andava granché bene, anzi. Dopo 14 giornate il Milton era ultimo a 0 punti con 62 reti incassate. Un disastro. Ma quello che più interessa alla squadra era giocare, difendere lo spirito del gioco. Del football, in quanto sport. McCrum si lamenta dei troppi falli di mano vicino alla porta e dell’irruenza di alcuni tackle da parte dei difensori, così si inizia a pensare a come limitare questi atteggiamenti. Anche per la sua incolumità... si scherza. Il portiere decide di applicare la regola del “tiro libero” dalla distanza di 10,97 metri, cioè 12 yard, dalla linea di porta. L’idea viene adottata ma tra lo scetticismo generale. Viene provato in Irlanda e in Scozia, ma non ne sono pienamente convinti. In particolare gli inglesi, che si oppongono con forza a questa idea.

SVOLTA - Nella primavera del 1891, in Coppa d’Inghilterra si gioca Stoke City-Notts County. Gli ospiti stanno vincendo per 1 a 0 e lo Stoke attacca. Un difensore del Notts County ferma la palla destinata in porta con la mano. E? L’arbitro fischia punizione e tutti i giocatori della squadra ospite si mettono sulla linea di porta a formare una barriera umana. Sulla punizione, il portiere devia la palla e lo Stoke poi perde la partita. “Un’ingiustizia” secondo molti. Quindi, ecco il rimedio. Il 2 giugno 1891 l’International Board decide di inserire definitivamente la regola del penalty nel regolamento, divenendo operativa a tutti gli effetti dalla stagione 1891-1892.

EVOLUZIONI E PECULIARITÀ - L’aspetto che contraddistingue la “massima punizione” è l’assenza di giocatori fra chi tira dagli 11 metri e il portiere. Il Wolverhampton è la prima squadra a trarre giovamento da questa nuova regola, che a molti club continua a non piacere. All’inizio, il portiere poteva anche avanzare fino a 5,50 metri, mentre gli altri venti giocatori dovevano sistemarsi alla distanza di 5,50 metri alle spalle di chi tira (i metri diventeranno 9,15 nella versione finale). Nel 1893 viene deciso che in caso di penalty fischiato al 90′, la partita debba proseguire finché il rigore non è battuto. Mica così scontato, prima. Era già successo di tutto, qualche tempo prima: il portiere dell’Aston Villa, in vantaggio 1-0 sullo Stoke City, dopo il fischio dell’arbitro per un rigore concesso agli avversari al 90′, prende il pallone e lo calcia in tribuna. Quando il pallone torna in campo, la partita è già finita. Nel 1902 si istituisce il dischetto del rigore e il penalty diventa il provvedimento tecnico adottato dall’arbitro nel caso in cui un giocatore della squadra che si difende commetta all’interno della propria area, uno dei falli per i quali è prevista la punizione diretta. Nel corso degli anni si è poi evoluto, con piccole modifiche, il modo di battere i rigori. Sono tre i cambiamenti sostanziali: prima la possibilità di avanzare fino a m 5,50, poi quella di muoversi da un palo all’altro (1905), infine l’obbligo di restare immobile sulla linea di porta finché il pallone non è stato calciato (1929). Secondo la cultura anglosassone il penalty kick si chiamava originariamente “the kick of death”, il calcio della morte, poiché chiunque lo avesse sbagliato sarebbe potuto essere passibile di arresto senza processo per manifesta incapacità a calciare, considerata la facilità attribuita a questo tipo di tiro. Naturalmente, e per la fortuna di numerosi rigoristi poco abili, la regola non fu mai adottata. I rigori sono entrati in modo prepotente nella storia del calcio, soprattutto da quando sono diventati il meccanismo adottato nelle competizioni ufficiali, Mondiali compresi, quando sia necessario stabilire un vincitore e anche i supplementari siano finiti in parità. Ma il rigore in sé sarà sempre occasione di infinite polemiche.

“I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. Diego Armando Maradona

CURIOSITÀ - Cruijff, il 5 dicembre 1982, prova quello che è passato alla storia come il“rigore a due”. Invece di tirare direttamente in porta, tocca la palla per Jesper Olsen che poi la ripassa a Cruijff che segna a portiere battuto. Lo stesso schema è stato provato da Henry e Pirès il 22 ottobre 2005, ma con scarso successo. Finale ben diverso tra Messi e Suarez. Questa è un’applicazione della regola secondo cui non è necessario che una rete sia segnata direttamente su calcio di rigore. Basta che la palla sia calciata e che vada verso la porta. L’Italia nella sua storia Mondiale non ha mai avuto troppa fortuna nei calci di rigore, tranne che ovviamente che nell’edizione del 2006. Battuta in finale nel ’94 dal Brasile, eliminata in semifinale dall’Argentina nel ’90 (si gioca a Napoli ed è l’albiceleste di Maradona) e nei quarti dalla Francia nel ’98.

“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.” Francesco De Gregori, “La leva calcistica del ’68”.

Di Oscar Toson.



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