Un predestinato, un talento che doveva solo farsi, ma già tutti - fin dalle giovanili della Juventus - concordavano che sarebbe potuto diventare uno dei migliori. Per ora Michele Somma ci spera, ma il suo approdo al Deportivo la Coruna è già storia. Qui potrà misurarsi con un calcio diverso, ma anche con una realtà che pensa in grande. Svincolato, dopo il fallimento del Bari, dopo l'ultima stagione al Brescia, in Serie B, ora a 23 anni ha un'occasione importante in Spagna seppur in Segunda Division, ma in una squadra che punta a tornare in Liga e chissà magari a cercare di fermare Messi e Griezmann, dalla prossima stagione, ci sarà lui.
Predestinato. Sì perché all'età di 19 anni anni ha esordito in Serie A, contro l'Atalanta, giocando quasi tutto il secondo tempo. Un riconoscimento ottenuto dopo un'estate passata agli ordini di Garcia e ad allenarsi con la prima squadra assieme ad un certo Francesco Totti. Piace e si vede tanto che l'allenatore francesce lo porterà sempre con sè in panchina in campionato e qualche volta anche in Champions League dove però non esordisce. Poco importa, già annusa l'aria delle notti magiche di coppa. Poi l'Empoli e il Brescia dove si mette in mostra nelle ultime tre stagioni nonostante la rottura del legamento crociato. Leone. Poi il Bari dove si era trasferito all'inizio di quest'estate. Parentesi breve e sfortunata.
Il fallimento della società pugliese, lo lascia libero di trovare una squadra. Tanti e importanti gli interessi e altrettanto lo sono le trattative nate attorno a lui, ma lui aspetta. Non ha fretta. Sa che merita un'occasione importante, ed ecco che arriva la chiamata del Deportivo la Coruna. Storico club spagnolo retrocesso nell'ultima stagione. Un profilo giovane come voleva la dirigenza che cercava un giocatore così per ricostruire, dopo l'ultima sfortunata stagione. Sarà il primo italiano in assoluto a vestire la maglia del Depor. Un altro traguardo, un altro piccolo grande obiettivo che a 23 anni ha raggiunto, con sudore e fatica. Perché lui si è guadagnato tutto, non è un fortunato.
Suo padre Mario è un allenatore e lo ha cresciuto a pane e calcio. Magari tra un compito di matetmatica e uno di storia lo ha pure iniziato alla nobile arte della diagonale difensiva oppure gli ha insegnato la difesa a palla coperta e scoperta. Chi lo sa, di certo lo ha cresciuto bene, altrimenti la Juventus, con la quale ha iniziato a muovere i primi passi da calciatore, non lo avrebbe lasciato andare così a malincuore alla Roma dove Alberto De Rossi lo ha sgrezzato e plasmato.
Giovane, ma umile. Così lo descrivono i suoi vecchi allenatori che oltre alle doti in campo ne hanno sempre apprezzato quelle fuori, dove è sempre stato impeccabile. Anche la nazionale ha beneficitao del suo carisma: ha giocato in tutte le giovanili dell'Italia, comprese due gare con l'Under 21 azzurra. Punto fermo. Un futuro campione che ora dovrà crescere in Spagna agli ordini di Natxo Gonzalez. Un predestinato in Spagna, il primo italiano a vestire la maglia del Deportivo la Coruna, scegliete voi come soprannominarlo. Di certo c'è che di lui sentiremo ancora parlare.