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Data: 04/04/2016 -

Da Udine a Firenze, due anni e mezzo dopo Ricky Alvarez è di nuovo ‘Maravilla’

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Da Udine a Firenze, con sosta a Sunderland: Ricky Alvarez è tornato ad essere Maravilla. Due anni e (quasi) mezzo dopo, il trequartista argentino ha messo di nuovo la sua firma in Serie A, e lo ha fatto alla sua maniera, mettendo in mostra qualità che cinque mesi lontano dai campi di calcio non hanno appannato. Tre novembre 2013, stadio Friuli di Udine, l’Inter allora guidata da Mazzarri stende l’Udinese di Guidolin con un tre a zero senza ammissione di replica. A chiudere le danze dopo le reti di Rodrigo Palacio e Andrea Ranocchia il tocco in rete di Ricky Alvarez, per quella che di fatto diventerà la sua ultima rete italiana. Il diciotto maggio del 2014 infatti sull'esperienza nel nostro campionato di Ricardo Gabriel Alvarez è pronto a calare il sipario: al Bentegodi Mazzarri lo manda in campo dall'inizio, la gara finisce 2-1 per i nerazzurri e per il trequartista è tempo dei saluti. Aeroporto di Malpensa, carta d'imbarco in mano: la destinazione sul biglietto dice Sunderland. Prestito oneroso per 1,5 milioni di euro, con diritto di riscatto fissato a 11 e obbligatorio in caso di salvezza dei Black Cats, la formula dello sbarco in Inghilterra, dove le cose però non vanno come immaginato. Dopo l'esordio allo Stadium of Light contro il Tottenham del 13 settembre e il primo e unico gol inglese nel successo per 3-1 al Fulham in FA Cup a febbraio 2015, per Ricky il bilancio, complice l'infortunio al ginocchio a marzo, è di diciassette presenze e una sola esultanza. Obiettivo salvezza? Raggiunto, ma il Sunderland si rifiuta ugualmente di riscattare il giocatore. Il motivo? La condizione dell'attaccante, che mai al meglio (secondo il club inglese) non ha potuto incidere nel corso della stagione. La querelle finisce sul tavolo della Fifa, Ricky rimane di fatto senza squadra e torna ad allenarsi con il Vélez Sarsfield, club argentino con il quale aveva esordito (nel 2008) in Primera División. Il resto è storia recente: è il 29 dicembre scorso quando l'attaccante atterra al Cristoforo Colombo di Genova, pronto a mettersi subito a disposizione di Montella. Test di cinque giorni (superato) ed ecco la firma (il 4 gennaio) sul nuovo contratto con scadenza giugno 2016 (in attesa del primo pronunciamento del Fifa status player committee sulla querelle tra Inter e Sunderland, relativo alla questione del cartellino di Alvarez valutato dieci milioni). L'attesa ora è tutta per il transfer, che tarda ad arrivare: passano giorni, settimane, fino alla settimana vigilia di Sampdoria-Napoli. Il documento partito dalla Federazione Inglese (e quindi definitivo) arriva negli uffici di Corte Lambruschini: l'attesa è (finalmente) finita. Montella lo convoca per la prima partita da nuovo giocatore della Sampdoria, e al cinquantacinquesimo della sfida con gli azzurri gli regala l'esordio in maglia blucerchiata: lui ripaga come non ha mai smesso di saper fare, qualche giocata e un assist perfetto per il colpo di testa di Eder. Biglietto da visita che gli vale, nonostante il ko finale, l'applauso di tutto il Ferraris. Passano le giornate, e l’ex nerazzurro nell’affollatissima zona del campo alle spalle di Fabio Quagliarella (nel frattempo arrivato a sostituire Martins Eder) diventa sempre più elemento insostituibile per l’Aeroplanino blucerchiato. Dopo le prime gare (Bologna, Torino, Roma e Atalanta) iniziate dalla panchina infatti, l’unico sempre presente tra Cassano, Correa e (da ieri) Soriano è stato il numero 25 argentino. A Milano con l’Inter la sua prima da titolare maglia del Doria sulle spalle, maglia che nelle successive vittorie con Frosinone e Verona, nel pareggio di Empoli e nel ko del Ferraris con il Chievo nessuno è più riuscito a scucirgli di dosso. Si arriva alla giornata di ieri, Serie A che riprende dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali. “Se ci penso? La Nazionale è sempre un obiettivo, è anche per questo che sono venuto in un campionato importante come quello italiano, alla Sampdoria che è una squadra importante, perché penso che facendo bene qui possa avere le mie opportunità per tornare in Nazionale, ma devo pensare a fare bene qui” le parole dell’ex Sunderland alla stampa meno di due settimane fa ad un incontro con i tifosi. Argentino che alla domanda su dove potesse ancora migliorare ha poi aggiunto. “Sto giocando con continuità e penso di poter migliorare ancora tanto - e magari trovare il primo gol al Doria - Un gol è sempre qualcosa di importante per un giocatore, spero di trovarlo presto". Detto fatto, è storia freschissima. Minuto trentanove di Fiorentina-Sampdoria, blucerchiati sotto di un gol al Franchi dopo la bella azione viola sull’asse Borja Valero-Ilicic col pallone alle spalle di Viviano. A rimettere tutto a posto ci pensa lui, l’argentino tornato in Italia per dimostrare a tutti di avere ancora molto da dire. Il ritorno al gol nel nostro campionato di Alvarez è un gioiello dalla distanza: mira presa quasi da fermo, palla che tocca il palo e Tatarusanu che può solo guardarla entrare. Da Udine a Firenze, due anni e mezzo dopo Ricky is back, è di nuovo Maravilla. Per la gioia degli immancabili tifosi nel settore ospiti del Franchi, e dell’allenatore blucerchiato Vincenzo Montella, emozionato dopo il bellissimo applauso del suo ex pubblico. Lui, che Alvarez l’ha riportato in Italia, quando una storia fatta più di carte bollate che di pallone giocato lo stava oscurando. Pericolo scongiurato, Alvarez è tornato. Guardare per credere, basterà dare un occhio alla distinta della Sampdoria ogni domenica, tra i titolari ovviamente. Ricky sarà lì, al suo posto. Pronto a dimostrare in campo di essere sempre più Maravilla.


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