Inseguire un sogno - diventare un calciatore - partendo dalla scuola calcio per arrivare fino alla Serie A pare un'utopia alle volte. È come vincere alla lotteria. Per i ragazzi della Scuola Calcio Azzurri, attiva in Campania a Torre Annunziata dal 1980, il discorso non è diverso.
Ma c'è chi la lotteria può vincerla e chi l'ha vinta: Alberto Savino nel 1997 e Alfredo Donnarumma nel 2018 entrambi col Brescia, poi Gabriele Corbo con il Bologna nel 2019, hanno tutti avuto modo di partire dalla Scuola Calcio Azzurri e, poi, di fare il loro esordio in Serie A. Senza dimenticare anche Angelo Talia che con il Benevento ha esordito in Serie B.
Durante Torino-Sassuolo, però, l'attenzione del Paese è stata rivolta tutta sul nome di Luca D'Andrea, classe 2004 di proprietà del club neroverde che, a sorpresa, è spuntato fuori come titolare nelle formazioni ufficiali. È lui l'ultimo talento a essere uscito dalla scuola di Stefano Cirillo, che ci ha raccontato il giovane Luca.
La lotteria vinta da Luca
"La legge dei numeri dice che non arriva nessuno in Serie A. Ai genitori che pensano un futuro in Serie A per i propri ragazzi, dico sempre: «Voi avete la stessa possibilità di vincere la Lotteria Italia. Quando comprate il biglietto, come fate a pensare che quello vincente sia proprio il vostro? È impossibile». E invece no, perché poi qualcuno ci arriva. Quando arriva quel ragazzino su un milione ti fai mille domande. Cos'aveva lui di diverso? Com'è stato possibile? È meraviglioso quando succede", racconta Cirillo con voce assai emozionata.
"Abbiamo visto che in queste settimane ha seguito la squadra ed era andato in panchina, anche con la Juventus. Ma non ci aspettavamo mica potesse partire titolare. Bravo e coraggioso Dionisi a schierarlo, per cambiare il calcio in Italia ci vorrebbero venti Dionisi".
È sempre e solo questione di fortuna?
Il comune denominatore che ha portato Savino, Donnarumma, Corbo, Talia e adesso D'Andrea all'esordio in Serie A è la fame: "Quando allenavo D'Andrea - ricorda il suo ex allenatore Stefano Cirillo - io e quella squadra avevamo un motto: ripetevamo e gridavamo «fame, fame, fame». Lo urlavo anche in partita ai miei ragazzi, quando intendevo chiedergli di più". Nessun buco nello stomaco, solo una "keyword" che chi come D'Andrea è arrivato in Serie A ha interiorizzato bene.
Ma quindi arrivare a giocare in Serie A vale veramente solo a vincere una lotteria? È tutta solo questione di fortuna e non di talento e sudore? "Questo traguardo lo ha raggiunto chi ha mostrato una passione smodata, folle per questo sport. Questo vale per tutti gli sportivi, anche per i Marcell Jacobs o i Gimbo Tamberi. La passione folle per il calcio la noti se un ragazzo decide di allenarsi un'ora in più o prima o dopo rispetto al programma".
"Mio padre, che aprì la scuola calcio, diceva che per arrivare in alto non contava solo arrivare al campo e fare bene la domenica: era dalle ore nel cortile che si imparava a giocare a calcio, quelle ore extra lì. Mio padre ai ragazzi insegnava la disciplina, l'educazione, ma il cortile era fondamentale. D'Andrea era questo ragazzo qui, giocava dove e come poteva e, come lui, Talia, Corbo, Donnarumma o Savino prima di lui".
Quando D'Andrea mostrò il talento al mondo: la Gothia Cup
Già nel 2016, quando aveva solo 12 anni, il talento di Luca D'Andrea ha colpito il mondo. Letteralmente. Alla Gothia Cup, noto multi-torneo giovanile su scala globale con sede a Göteborg, in Svezia. In quel torneo, presero parte 196 squadre giovanili di tutto il mondo, con rappresentanti di tutti i continenti. Trascinata dai suoi gol e dalle sue serpentine, la Scuola Calcio Azzurri si classificò seconda nella categoria B12, ovvero l'Under 12 maschile, perdendo in finale solo contro i messicani del Pumas Oro.
Guardando D'Andrea, gli scout si chiedevano spesso: «Ma quel tunnel e quel sombrero quanto mi devono costare?». "Lui è sempre stato trasportato da quella folle passione di cui parlavamo. Guai a sbagliare un rigore, a mandare fuori un tiro. Piangeva, si arrabbiava, era una furia. Per lui ogni partita valeva la Coppa del Mondo".
D'Andrea e l'esordio col Sassuolo: chi sarà il prossimo?
Ora è troppo presto per cominciare a pensare a un Mondiale, ma il primo traguardo è stato raggiunto. Il 17 settembre 2022 è una data che Luca D'Andrea, dopo aver giocato per le giovanili della SPAL prima e del Sassuolo poi, non dimenticherà mai. Se un allenatore così attento ai giovani come Alessio Dionisi ha deciso di schierare proprio lui, un motivo ci sarà e c'è da trovarlo nelle sue sgambate sulla fascia e nel suo modo di puntare gli avversari. In futuro, magari, anche nei suoi gol, che ha già segnato anche con la maglia dell'Italia. Finora 8 presenze e 2 reti con l'U18 della Nazionale.
Il ragazzino, nato e cresciuto a Ponticelli, quartiere nella periferia est di Napoli, è una delle scommesse del responsabile del settore giovanile neroverde Francesco Palmieri, che al Sassuolo ha già vinto con colpi come Erlic o Raspadori tra i tanti altri.
Ora la curiosità, però, è tanta e all'ex allenatore di Luca D'Andrea abbiamo chiesto anche quale dei giovani usciti dalla sua scuola può essere il prossimo a emergere: "Punterei le mie fiches è Luigi D'Avino, difensore classe 2005 oggi al Napoli. È già titolare nella Primavera, è un fiore all'occhiello, convocato adesso anche dall'U18 della nostra Nazionale. Il mio grido è: «Non lasciamolo arrivare a 22 o 23 anni per farlo giocare». Lui non ha nemmeno 17 anni, è vero, ma se lo si lancia già ora, piano piano, a 18 anni sarà già un fenomeno. I migliori giocatori a quest'età li abbiamo visti: Bergomi a 18 anni ha vinto un Mondiale, Totti a 16 ha esordito in Serie A. Dopo D'Andrea, il prossimo degli Azzurri che può andare in Serie A per me sarà Luigi D'Avino". Parola di Stefano Cirillo.