Il biglietto da visita è l’amicizia con uno che, da quelle parti, è stato amato come pochi. I primi numeri parlano chiaro: già tre gol e tantissime ottime prestazioni in serie, nonostante le sole tre partite da titolare concessegli finora. Joaquin Correa è uno dei nuovi idoli in casa Lazio, arrivato in estate in biancoceleste spinto dall’ammirazione per il suo “padrino” calcistico, Sebastian Veron, compagno di squadra nelle prime apparizioni da professionista dell'attaccante.
“In Argentina la Lazio è molto seguita, quando ero bambino mio padre guadava spesso le partite di Veron e compagni negli anni in cui poi vinsero lo scudetto. A Siviglia stavo bene, ma volevo una nuova avventura. E qui ho cominciato alla grande”, ha raccontato il fantasista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Gli obiettivi stagionali sono ben chiari: Nazionale e Champions League. “Ce la possiamo fare, credo che la qualificazione mancata della passata stagione ci debba dare la spinta per puntare a raggiungerla quest’anno. Ci sono alte squadre forti, ma ce la giochiamo. La Selecciòn? Pensavo di andare al Mondiale, ma così non è stato: ora farò di tutto per tornaci. In Spagna si fa tanto palleggio, qui si punta molto sulla tattica e posso migliorare ancora tanto, soprattutto nella fase difensiva. Credo chequi alla Lazio riuscirò a crescere”
Da Inzaghi alla città, il primo impatto con la nuova esperienza per Correa è stato decisamente positivo: “L’allenatore è molto preparato, sa cosa fare ed è merito suo se mi sono inserito presto nel gruppo. Quanto alla città, è meravigliosa. Spesso mi vengono a trovare parenti e né approfitto, ma anche con la mia ragazza a poco a poco stiamo scoprendo la sua bellezza. Adesso, mi piacerebbe incontrare di persona il Papa: per noi argentini è motivo di grande orgoglio”
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