L’ultima volta era finita con le urla di un Gasperini furibondo e il brutto gesto di Chiesa, colpevole di essersi buttato in area e di aver ingannato il povero Valeri. Cinque mesi dopo c’è qualche grado in meno ma anche tanti applausi in più: "Vi siete divertiti?" Chiede Pioli alla sala stampa. Sì, Fiorentina e Atalanta onorano al meglio la semifinale di Coppa Italia e lo fanno con un’ andata tutta cuore, grinta, corsa e gol. Nella giornata mondiale della lentezza, che però al Franchi non è arrivata.
Un trofeo manca ad entrambe. Da una vita Firenze e Bergamo non gioiscono, facile capire il motivo per cui le due squadre non si fermano mai in 90’. L’ultima coppa nelle rispettive bacheche è proprio una Coppa Italia. Quella del 2001 per i viola, quella del ’63 per i nerazzurri. Che con la Fiorentina sono sempre usciti nei precedenti ad eliminazione diretta e che a Firenze non vincono da ventisei anni. Un tabù che poteva essere sfatato. Questione di centimetri – la traversa finale di Hateboer per esempio – ma non solo.
Già, perché quando Ilicic si alza bene la mattina beh, allora sono guai per gli avversari. Il Franchi lo sa bene, lo ha fischiato e coccolato. Come nella stagione 2014/2015. Un girone di andata pessimo, con la società che a gennaio lo vorrebbe addirittura vendere. Un ritorno stratosferico, fatto di sette gol e tanti complimenti.
Un soprannome, una garanzia. In Slovenia lo chiamavano Jojo, a Bergamo la nonna, perché risponde sempre “insomma” quando gli viene chiesto come si sente. Ma in campo si sente eccome. L’Atalanta l’ha capito l’anno scorso, quando alla fine dei conti il bottino dello sloveno dice 15 gol e 10 assist. Ne ha avuto una conferma ad inizio stagione: Ilicic è alle prese con una brutta infezione e non può giocare. Senza di lui i nerazzurri vincono solo una volta nelle prime otto giornate. Poi il ritorno, la tripletta al Chievo e il grande filotto di risultati.
L’ultima volta che aveva fatto due assist è stata a novembre contro l’Inter. Nella serata del Franchi altre due perle, prima per Gomez e poi per Pasalic. Colpi da strada, colpi da futsal, la sua grande passione da sempre. La grande paura di questa estate lo aveva quasi convinto a mollare tutto per darsi al calcetto. Ma dall’altra parte c’è Gasperini, che dal canto suo non lo ha mollato un attimo.
E che, cinque mesi fa, non ha avuto belle parole nei confronti di Chiesa. Chissà, magari nello spogliatoio sarà il primo a stringerli la mano. Per la sua presenza numero 100, condita da un gol e un assist. E’ la sesta rete segnata in questa Coppa Italia, ha superato nel giro di tre partite anche il record di suo padre. Enrico al massimo è arrivato a cinque in una singola edizione, come in quella trionfale del 2001.
I tifosi bergamaschi non lo hanno ancora perdonato per il tuffo dell’andata. Gli riservano solo fischi, qualche coro spiacevole. Lui risponde, ma solo sul campo. Ruba palla a Palomino e batte Berisha proprio sotto il settore ospiti. Nessuna rivincita, solo un braccio alzato verso il cielo e un bacio alla fascia. Dove ci sono le iniziali di Davide Astori, al quale tutto il Franchi ha dedicato una bellissima coreografia fatta di 15mila bandierine viola. Con il suo nome e il suo numero, perché il tempo corre veloce e dalla sua scomparsa è quasi passato un anno.
L’ultimo a segnare almeno un gol in tre partite consecutive di Coppa Italia è stato Dybala. Nessun paragone per ora, anche se nessuno ha paura di bestemmiare nel farlo. Ne ha fatta di strada Federico, emblema di una squadra che non getta mai la spugna. E che punta la finale di Roma, anche se ci sarà da passare per la bolgia di Bergamo. Non sarà accolto bene, anzi: “Sarà una battaglia, ma la combatteremo con Davide e i nostri tifosi” Il suo grido di battaglia. Adesso la fascia la porta lui. L’ha trasformato, l’ha reso letale anche sotto porta. Lo dovrà essere nella partita di ritorno. La sua Fiorentina ne avrà bisogno.