Tutto colpa di un cartellino giallo: il Libano è fuori dalla Coppa d'Asia, terzo nel proprio girone e fuori dal giro delle ripescate. Tra le sei terze erano in quattro quelle che avrebbero passato il turno e il Libano, nonostante un inizio da 0 punti in due partite, aveva l'occasione di avanzare agli ottavi di finale sfruttando il turno favorevole contro la Corea del Nord, peggior difesa del torneo.
Ha segnato all'ottavo minuto di recupero il gol del 4-1, ma non è bastato, colpa proprio di un cartellino giallo di troppo. Perché al termine dei 90' di gioco il Libano si è ritrovato in totale parità nella classifica delle terze con il Vietnam: stessi punti, stessa differenza reti, stessi gol fatti e di conseguenza anche stessi gol subiti. A entrare in gioco a questo punto è stata la classifica del fai play: a fare la differenza non sono più i gol ma i cartellini e qui il Libano risulta essere dietro al Vietnam. Sette ammonizioni contro cinque, un dettaglio a volte può essere insignificante ma che in questa Coppa d'Asia fa la differenza.
E pensare che senza il giallo preso oggi da Alexander Michel, uno svedese naturalizzato per via delle origini mediorientali della sua comunità che conta 150mila persone in Svezia, e quello di rabbia a partita finita di Haidar, sarebbe passato proprio il Libano. Perché a parità di cartellini il criterio successivo sarebbe stato il Ranking Fifa per nazioni, dove la nazionale libanese occupa la posizione 81 e il Vietnam la numero 100.
Un caso particolare, non inevitabile visto che dopo due giornate erano addirittura quattro i gironi con lo split, ossia le prime due in classifica a 6 e le altre a 0 punti, ma che non è una novità nel calcio delle nazionali. Una situazione analoga capitò allo scorso Mondiale con il Giappone che eliminò il Senegal per una migliore condotta: anche in quel caso fu decisivo uno scarto di due gialli. Qui la differenza l'ha fatta il dettaglio, visto che a passare è stato chi si è comportato meglio e non chi ha fatto più gol.