“Come un Mondiale vinto!”. Pavanel studia da Klopp e racconta il miracolo Arezzo: “Presi in giro, non avevamo neanche il detersivo”
Fabrizio Romano 22 Maggio 2018Ma Pavanel non è mai rimasto solo. C’è la famiglia tra gli altri segreti di questo allenatore che farà parlare di sé: “Le persone che mi stanno vicine sono sempre state pronte ad aiutarmi. Mi davano forza, ogni giorno. Una volta mia figlia mi ha detto: ‘Papà, non mollare che stai facendo qualcosa di grande’. Tornavo sul campo più carico di prima e dicevo ai ragazzi, io ci sono e non accetto l’ingiustizia. Vedete cosa preferite fare, se ci alleniamo lo facciamo in modo da vincere le partite. Altrimenti diciamolo subito e andiamo a bere qualcosa al bar”. E la risposta della squadra è stata sempre la stessa, cuore pulsante di questo Arezzo: “Alla fine, volevano allenarsi tutti – racconta sorridendo -. Questi sono uomini fantastici, grazie a loro siamo riusciti in questa impresa”.
L’altro fattore determinante sono stati i tifosi, con cui Pavanel ha stretto un legame fortissimo: “L’ho detto molte volte, loro non dovevano più tirare fuori un euro. I personaggi in società facevano pagare le trasferte ai tifosi, marciavano su di loro. A Olbia sono arrivati in tanti anche pagando, poi la Lega ha annullato la partita e nessuno ha ricevuto rimborsi. Cose incredibili…”. Da lì è nata la corsa salvezza dopo l’incubo: “In quel momento ci hanno tenuti fermi un mese, pensavo che giocare 8 partite in 24 giorni sarebbe stata durissima. E invece la vittoria di Piacenza ci ha caricati e ce l’abbiamo fatta”.
L’emozione è ancora forte, le fotografie di una stagione memorabile sono stampate in mente: “La vittoria sotto il diluvio a Pisa, ma soprattutto il momento in cui a Carrara ho visto i nostri tifosi in una curva stracolma piangere a dirotto, a fine partita. Eravamo senza parole, poi ho detto ai ragazzi: abbiamo fatto qualcosa di grande”.
Pavanel è l’artefice di questo capolavoro. Ha salutato Arezzo dopo un’annata indimenticabile, la Triestina lo vuole a tutti i costi e conta di chiudere in fretta ma le richieste non gli mancano. Massimo proporrà il suo marchio di fabbrica, un allenatore tutto cuore e energia oltre alla cura dei dettagli anche nella tattica: “Mi piace creare empatia con l’ambiente dove sono, stravedo per gli allenatori che trasmettono energia: Jurgen Klopp e Antonio Conte sono due modelli per me, ma guardando in Italia c’è anche Silvio Baldini, uno che non rinuncia mai ad essere se stesso e non si conforma a questo mondo”.
Sognando Anfield, Pavanel studia da Klopp e non dimenticherà mai quest’annata: “Ci sono venuti a prendere in piazza, come eroi. Come se avessimo vinto la Coppa del Mondo”. Il destino è lontano dalla Toscana ma la città gli resterà sempre nel cuore. Perché anche ad Arezzo si può scrivere la storia e essere amati, proprio come sotto la Kop.