Immagina una sera di agosto, primo turno di Coppa Italia. ‘Vai Fante tocca a te’. Ricordi della prima volta a La Spezia. Allora in panchina c’era Stroppa, che è ancora il suo allenatore. La storia di Patrick Ciurria è un ritorno al passato. Anche il soprannome è rimasto lo stesso, anche a distanza di nove anni. Scherzi del destino. “Mi chiamano ancora così e mi ha sempre portato bene”.
Oggi Patrick gioca e segna in un Monza sempre più lanciato e in piena lotta per la promozione. “È il nostro sogno, lotteremo fino alla fine”. Al momento i biancorossi sono terzi a -2 dal Pisa. Merito delle ultime quattro vittorie consecutive, che portano quasi tutte la sua firma. Due gol, entrambi decisivi. Come lo sono stati tanti quest’anno. Sempre importanti, spesso all’ultimo minuto. “È la dimostrazione di come possa bastare un attimo per cambiare la partita. Poi credo non ci sia niente di più bello che segnare a tempo scaduto”. Fiuto del gol. Da ora magari la chiameranno ‘zona Ciurria’.
Questione di feeling
Per portarlo a Monza in estate è bastata una telefonata con Galliani. “Verresti volentieri da noi?”. Nessuna esitazione e affare fatto. “Mi ha convinto con poco”. Sorride e parte con i racconti. “Il merito è stato anche di Stroppa, che mi aveva fatto esordire a La Spezia e che mi ha fatto capire che avrei potuto essere utile alla causa. Anni fa mi voleva portare anche al Sudtirol ma non si trovò l’accordo”. Questione di feeling. A Monza si è chiuso un cerchio. Patrick lo ha ripagato con cinque reti che hanno portato sette punti.
Le qualità sono sempre state sotto gli occhi di tutti. I gol li ha sempre fatti, anche se spesso non ha trovato la giusta continuità e fiducia. Lo scorso anno a Pordenone ne ha fatti nove. “Punto a superarmi sempre, per raggiungere il traguardo dello scorso anno me ne mancano 4, ma penso prima alla squadra”. L’importanza di lasciare il segno. In carriera ci è sempre riuscito, soprattutto a primo impatto. Nazionale compresa. Gol all’esordio in U19. What else? Ricordi indelebili. “Era la mia prima volta in azzurro, amichevole contro la Bulgaria. Eravamo una grande squadra, c’erano Pellegrini, Cristante, Gollini e tanti altri che giocano in Serie A”. Ex compagni che potrebbero diventare presto avversari in campo. Basta continuare a crederci.
Anche il soprannome è rimasto lo stesso negli anni. “Mi chiamano ancora Fante, che a Spezia vuol dire 'ragazzo' e io ero il più piccolo del gruppo”. Oggi Patrick ha 27 anni e le idee chiare sugli obiettivi futuri. “Raggiungere la Serie A con il Monza sarebbe un sogno. Ora ci aspettano sette finali. Alla fine vedremo dove siamo”. Voglia di continuare a correre e non svegliarsi. Magari continuando a segnare. “Viene prima il gruppo, poi certo se arrivano anche i gol è meglio”. Magari al novantesimo. Come ci ha abituato.