Sette gol in campionato e due in Coppa Italia. Il totale fa 9, doppia cifra per adesso solo sfiorata. La salvezza? Quella ormai è praticamente in tasca, vista la splendida stagione del Chievo, attualmente undicesimo a quota 38. I meriti sono da ascrivere anche a Roberto Inglese, ormai una certezza e non più una rivelazione della formazione di Maran, sempre più innamorato del proprio numero 45.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Inglese ha raccontato la sua stagione, partendo però da una piccola richiesta: "Potete evitare titoli come Lezione d’Inglese o chiave Inglese o giochi di parole simili? Sono un po’ ripetitivi. A Carpi mi chiamavano Bobby English: mi piace. Dà l’idea di un centravanti della vecchia scuola britannica. Sembro più forte. Gli stage in Nazionale? Un’esperienza preziosa, mi sono confrontato con ragazzi di talento come Cataldi, Locatelli o Gagliardini. In partita non ti rendi conto di quanto sono forti".
Una carriera costruita con fatica e sudore, legata senza dubbio ad Eusebio Di Francesco: "Mi ha lanciato tra i professionisti, facendomi debuttare in Lega Pro e in Serie B a Pescara. Gli ho fatto tre gol ma sono cose che capitano: gli devo molto. Maran? Ha creduto in me fino in fondo: 2 anni fa ha deciso che era finito il momento dei prestiti. Sono legato anche a Festa a Lumezzane che mi ha aiutato a migliorare l’autostima. Dopo Pescara, non ero sicuro delle mie qualità. Ovviamente non dimentico Castori, quel Carpi non aveva un gioco spettacolare, ma correva tantissimo. Non è vero che Giuntoli voleva portarmi a Napoli, ma non avrei comunque accettato. Non era il momento. Se sei un fenomeno, e non lo sono, devi fare molta esperienza".
Il Chievo ormai non è più una sorpresa, Inglese lo definisce con un aggettivo: "Solido. Prepariamo molto bene la partita e studiamo i punti deboli dell’avversario. Dell’Empoli sapevamo che gioca in verticale e abbiamo chiuso tutte le linee di passaggio. Il mio numero? Non c'entra Balotelli, l’ho scelto perché 4+5 fa 9. Due anni fa dovevo andare in prestito e il numero non mi interessava".
Per quanto riguarda la classifica cannonieri, Inglese non ha dubbi sul vincitore: "Belotti. Il più completo, più di Icardi e Higuain. Il portiere più forte invece è Donnarumma: elastico, esplosivo nonostante i quasi 2 metri. Impressionante vederlo nel tunnel del Bentegodi".
Le date che scandiscono la propria carriera Inglese non le dimentica affatto: "il 28 aprile 2015 la promozione in A del Carpi: pareggio contro il Bari di Nicola, che mi aveva allenato a Lumezzane. Segno del destino. Il 20 settembre 2015 l’esordio in A contro l’Inter: a Vasto non ci credevano. Non pensavo di farcela. Il 2 novembre 2015, invece, il primo gol in A contro la Samp: rimessa veloce, Meggiorini mette in mezzo, stop e tocco di destro. Bello quello con l'Empoli ma anche quello con l’Udinese non mi dispiace: da 30 metri".
Il riferimento in attacco è senza dubbio Pellissier, è lui che consiglia Inglese: "E' la mia guida: prima dell’Empoli, mi aveva detto: 'Quando arriva un cross, non è essenziale la forza ma l’impatto col pallone e il tempo”. E infatti il gol è stato esattamente così. Io consigli a lui? Non posso, ho segnato un decimo dei suoi gol in A. Il mio futuro? Ho il contratto fino al 2020, voglio migliorare poco per volta. Ogni anno sono cresciuto, come categoria, presenze e gol. Tra 20 anni mi vedo a Vasto a gestire uno stabilimento balneare, sono legatissimo alla mia terra che ha sofferto così tanto".