Qualcuno glielo spiega che senza carbonara e saltimbocca Roma ti può rendere la vita dura? Magari dopo le firme, perché Chris Smalling non è ancora un giocatore giallorosso (QUI i dettagli dell'affare) e sarebbe un peccato far saltare tutto per un impasse gastronomico. Ma intanto, i tifosi possono cominciare a conoscere il difensore scelto da Petrachi: oltre 300 presenze in maglia Manchester United, un passato da studente modello...e il 'vegan power', scoperto nel 2017.
"Ho avuto una tendinite, ma da quando ho iniziato la dieta vegana ogni problema è scomparso e sul campo sono più forte", dichiarava all'epoca il classe '89 a Sky Sports. "Ora anche molti miei compagni stanno provando il cibo che mangiamo a casa: tutto merito di mia moglie", la modella inglese Sam Cooke che dall'Old Trafford ai viaggi alle Barbados è l'altro grande segreto di Chris. Ma dietro alla vita che tutti vorrebbero, c'è la storia di un ragazzo che non era partito con i favori del destino.
Nato nei dintorni di Londra da una famiglia di origini giamaicane, a cinque anni Smalling rimane orfano di padre. Mamma Theresa è così costretta a crescere da sola lui e il fratello più piccolo, mettendo sempre la scuola davanti allo sport. Dove Chris si fa notare sin da giovanissimo: basket, rugby e judo, prima di arrivare al calcio. L'educazione però è qualcosa che ti rimane dentro: dal 2002 Smalling inizia a giocare nel Millwall, continua a studiare eppure trova anche il tempo di fare il cameriere in un hotel pur di dare il suo contributo economico a casa.
Il futuro è ancora tutto da scrivere, la vera svolta si chiama Fulham. Perché nel 2008 Chris supera gli A levels (il miglior risultato del sistema scolastico inglese), ha le porte dell'università spalancate e vuole studiare economia e finanza...fino alla chiamata dei Cottagers. Che decidono di puntare su quel ragazzone (192 centimetri) con i colpi da difensore centrale moderno, facendolo debuttare in Premier League nell'ultima giornata della stagione seguente. Farewell doctor Smalling, hello number 12. Addio universitario, benvenuto calciatore. Un 2009/2010 su alti livelli ed è già il Manchester United che sta per bussare alla porta.
Ma a casa Chris rimane Chris. E Alex Ferguson si dimostra Sir anche in quell'occasione, chiedendo il permesso alla signora Smalling per portare il figlio tra i Red Devils. Immaginatevi la reazione al telefono della mamma, e la risposta.
Da allora, Smalling non cambierà più squadra e ne diventerà un pilastro. Nove stagioni, altrettanti trofei e lo sbarco in nazionale, nonostante qualche scivolone in campo (e fuori: nel 2014 fu fotografato travestito da kamikaze per una festa, scatenando il polverone mediatico) e lo status di grande promessa del calcio mondiale non mantenuta fino in fondo.
Quest'estate rimane ai margini del progetto di Solskjaer fino alla chiamata della Roma, ma Chris riesce comunque a lasciare un ultimo ricordo in maglia United. Che racchiude tutta la sua storia.
Prima del debutto stagionale in Premier contro il Chelsea, Smalling scopre che è appena mancata la mamma di Gui, un ragazzino di 13 anni del Football Beyond Borders (un programma educativo per giovani cresciuti in contesti problematici, di cui il calciatore è un convinto sostenitore). Decide così di invitare Gui all'Old Trafford per il big match, lo United vince 4-0 e a fine gara al piccolo tifoso viene regalato un momento di foto e sorrisi con Pogba, David James e lo stesso Smalling. "Ho perso un genitore in tenera età e so l'impatto che può avere una cosa del genere. Gliel'ho detto, a Guy, che è stato il nostro portafortuna..."
Chi vive non dimentica: divergenze col guanciale a parte, nella capitale sta per arrivare un giovane signore, oltreché un signor difensore.