Pace fatta, tra patria e figlio. Per noi la notte di Cesena sarà sempre quella del ‘biscotto’, il pareggio che ha condannato l'Italia a restare fuori dalle Olimpiadi. Punti di vista. Per Adrian Rus, difensore centrale della Romania, quella serata ha avuto invece il sapore della riconciliazione. Con una maglia, con un paese, con un passato difficile. La festa della squadra di Mirel Radoi tra gli oltre 6mila tifosi presenti al Manuzzi la voglia di mettersi tutto alle spalle. Anche l’abbandono nel momento del bisogno, ‘l’esilio’, il sentimento di rivalsa.
La vita ha messo alla prova Rus, prima di fargli abbracciare la sua Romania. Fino a qualche mese fa sognava ancora la nazionale ungherese. E, nello stesso tempo, entrava nel giro dell’U21 di Bucarest. Scelte inconciliabili, eppure c’è un perché. “Ero arrabbiato con il mio paese, che mi aveva proibito di giocare a calcio. Mentre l’Ungheria mi ha dato una mano ad arrivare fin qui”, confessava Adrian.
L’episodio clou risale a marzo 2015. Rus, all’epoca 19enne, gioca nell’Olimpia Satu Mare, il club della sua città sul confine rumeno-ungherese militante in quarta divisione. Durante una partita Adrian sviene. Sembra un problema cardiorespiratorio: scattano gli esami di rito, dalla clinica locale fino a Bucarest, che danno sempre esito negativo. Lui si riprende, sta bene, ma i medici gli vietano comunque di tornare a giocare a calcio. Per il ragazzo, il colpo è durissimo. Non così, senza un motivo: ci vogliono delle risposte prima di mandare il suo sogno di professionista in frantumi. Il Satu Mare però non è d’accordo: il massimo che gli concedono di fare è raccogliere i palloni dietro il cancello a fine allenamento. E tanti saluti.
Per Rus, la carta della disperazione si chiama doppia cittadinanza. Grazie alla mamma ungherese, che lo fa proseguire con le analisi mediche dall’altro lato della frontiera, diventa tutta un’altra musica. Lì, uno specialista gli assicura che quel tipo di svenimento può capitare a chiunque senza alcun problema cardiaco. La carriera di Adrian può ripartire. Fehérgyarmat, Balmazújvárosi: nomi impronunciabili, destino chiaro fino alla prima divisione ungherese. Rus nel 2017/18 colleziona 30 presenze e 2 gol: ce la sta facendo, alla fine ha avuto ragione lui.
E dalla Romania tornano a bussare alla porta. Il Sepsi, neopromosso in Liga I, decide di puntare su quel solido difensore classe ‘96. Rus ha un conto in sospeso con il suo paese e accetta la sfida: in pochi mesi diventa un punto di riferimento della squadra, riceve la chiamata di Radoi e i complimenti di Gheorghe Popescu, ex difensore di Barcellona, Galatasaray e Lecce che dalle parti di Bucarest è una leggenda. Continua a lavorare studiando Sergio Ramos, il suo idolo di sempre, mentre la Romania comincia a conoscerlo davvero. Soprattutto sul prato del Manuzzi, 18 rosso in campo giallo, che al triplice fischio diventa tutt'uno con i tifosi in tripudio. Era il suo esordio all'Europeo. Finalmente, Adrian è tornato a casa.