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Brignola e quel “carpe diem”: l’arte del saper attendere

Due gol in quattro giorni per continuare a credere nel sogno del Catanzaro: una stagione intera ad aspettare il proprio momento

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Minuto 82’ della sfida contro il Brescia, Vivarini si volta per chiamarlo: lo stadio spinge, il Catanzaro è sotto per 1-2. Prima si procura il corner per il pari di Donnarumma che manda la sfida ai supplementari, poi si inventa in sforbiciata un gol che manda in estasi un intero popolo. Dalla panchina per risolverla, come quattro giorni dopo. E se nel primo turno dei playoff per metterla dentro c’erano voluti 22 minuti, contro la Cremonese gliene bastano solo 12’. Questa volta il gol è più facile, ma probabilmente vale molto di più. L’esultanza è una corsa sfrenata, scivolando sotto la tribuna e dedicando il gol ad Alessandra, la fidanzata e compagna di sempre. Sugli spalti a seguirlo dalle partite con la Primavera del Benevento fino a oggi, quando è diventato grande.

L’imprevedibilità di essere clutch, come dicono nel basket americano, di avere il sangue freddo nei momenti decisivi. Ma soprattutto l’arte di saperli attendere quei momenti: Enrico Brignola docet.