Massimo, il nome da gladiatore c’è. E anche l’aria di chi è riuscito a trovarsi al posto giusto nel momento giusto ancora una volta. Non lo pensa solo lui, ma anche quei tifosi che gli hanno dedicato uno striscione: “Forza Massimo, la fortuna aiuta gli audaci”. Massimo non è Decimo Meridio, ma Carrera e i tifosi sono quelli dello Spartak Mosca, la squadra più vincente e titolata di Russia, La squadra del popolo che da un altro gladiatore prende il nome: Spartaco. Nessuna rivolta da guidare, ma un’impresa da portare a termine, sì. Perché Massimo Carrera è primo in classifica nella Russian Premier League con il suo Spartak Mosca (34 punti, +3 sullo Zenit), dopo essere arrivato in Russia in estate da semplice assistente di Alenichev, esonerato dopo il preliminare di Europa League perso contro i non irresistibil ciprioti dell'AEK Larnaca. Un susseguirsi di eventi e circostanze, come ai tempi della panchina ad interim alla Juventus, ancora una volta il destino gli concede una chance da protagonista. E lui la coglie al volo. “Cosa avrei risposto se me l'avessero detto in estate? Che era impossibile, inimmaginabile. Sono venuto qui da assistente, poi ho accettato questa sfida e la responsabilità di fare del mio meglio per portare lo Spartak più in alto possibile” - ci racconta in esclusiva su Gianlucadimarzio.com. Più in alto di così però c’è solo il titolo, che manca da queste parti dal 2001. Pressione? Neanche per scherzo: “Quando un allenatore accetta di allenare la squadra la pressione c’è sempre, qualunque sia l’obiettivo. E qui è ancora più alta, perché lo Spartak è un po’ come la Juventus di Russia. Ma non mi spaventa per niente”.
Gli spartani dicevano che la forza di un guerriero è il compagno che sta al suo fianco. E Carrera può vantare il sostegno dei tifosi che piano piano si sono innamorati di lui, fino a dedicargli a quello striscione: “Mi sono emozionato. Perché ricevere un gesto d’affetto così è difficile e raro è trovare tifosi che abbiano questa attenzione per un allenatore. Li ringrazio”. Un’empatia che è forte anche con i suoi giocatori. O meglio, i suoi guerrieri. In un video che circola sul web si vede Carrera che alla fine della partita contro l'Anzhi, vinta 2-0, abbraccia uno per uno i giocatori e grida loro “Guerrieri! I miei guerrieri!”. “Entrare in sintonia con i giocatori, formare un gruppo di amici, una famiglia. Questo è il segreto principale per arrivare al successo. Siamo uniti, nessuno pensa al singolo ma tutti pensano al bene dello Spartak”. Parole vagamente contiane, lui che di Conte è stato anche sostituto nel 2012 alla Juventus, quando l’attuale allenatore del Chelsea era squalificato per l’inchiesta sul calcioscommesse: “Anche in quella circostanza mi trovai quasi per caso in panchina, all’inizio non era stata presa in considerazione quest’idea. C’erano altre opzioni, come affidare la squadra nei 90’ a Baroni che a quel tempo allenava la Primavera. Poi invece toccò a me e io ho semplicemente portato le idee che Conte sviluppava in settimana. Condividevo la sua idea di calcio e fu tutto più semplice”. Per questo, in fondo, non è sorpreso dal fatto che i due condividano ora lo stesso destino, essere primi in classifica in un campionato straniero: “Non avevo dubbi su Antonio. Lo ritengo uno dei più bravi e sapevo che avrebbe fatto bene anche al Chelsea”.
Il resto è vita di tutti i giorni, con i -5 gradi di Mosca sullo sfondo: “Vivo nel centro sportivo, la mia famiglia non è venuta in questi primi mesi. Vivo di calcio e di Spartak, senza distrazioni”. Tra una lezione di russo e l’altra, due ore a settimana: “Un po’ di tempo riesco a ritagliarmelo e allora sto provando ad imparare la lingua. È difficile, ci vuole pazienza, ma voglio riuscire almeno a dire qualcosa!”. Pazienza, come quella che serve per costruire il suo Spartak. L'ex Samp Fernando, la stella Quincy Promes, i fantasisti Popov e Ananidze, il bomber Zé Luìs: “Siamo una squadra organizzata e che gioca a calcio. Voglio che facciamo sempre la partita cercando di vincere, lottando fino alla fine, anche soffrendo. Giocatori pronti per l’Italia? Sì… Ma non faccio nomi (ride, ndr), per ora me li tengo stretti qui!" L’Italia… non è poi così lontana. “Guardo i risultati ma non ho tanto tempo per guardare le partite. Quando posso guardo la Juve. Dicono che gioca male? Beh… intanto vince”. E poi la miracolosa Atalanta, di cui è stato bandiera: “Con Gasperini ho giocato quando ero giovane a Pescara, lui era a fine carriera. Lo conosco come persona, è un uomo vero e non avevo dubbi che dopo Genova avrebbe fatto bene anche a Bergamo. È l’allenatore ideale per l’Atalanta, perché lì si valorizzano i giovani. Che grinta, questa squadra”. Chissà, magari un giorno lo affronterà in Serie A… “No, per il momento sono concentrato sullo Spartak. Voglio impegnarmi al massimo qui, mi interessa solo questo”. E c’è da credergli, con un'impresa così da portare a termine...