A distanza di otto mesi dal suo coming out, l'esterno del Cagliari Jabuk Jankto ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla sua decisione di annunciare pubblicamente il proprio orientamento sessuale. Il classe 1996 ne ha parlato da ospite al "The LGBT Sport Podcast", il podcast sportivo LGBT della BBC.
Jankto: "Fare coming out era ciò di cui avevo bisogno per stare meglio"
In apertura il centrocampista ceco si è espresso riguardo alla notorietà che ebbe subito dopo il coming out: "Ogni volta che aprivo TikTok o Instagram, il primo video riguardava me. Sapevo che sarebbe stato così per le prime due o tre settimane, ma avevo bisogno di tempo per respirare un po'. Ho ricevuto migliaia, forse milioni di messaggi da persone che dicevano di apprezzarmi e mi ringraziavano. Mi ha reso davvero felice, sono state fantastiche".
Una scelta, quella di Jankto, che gli ha messo non poca pressione addosso: "Non è facile essere il primo uomo al mio livello a dire: 'Sì, sono gay'. Avevo 13 o 14 anni quando ho capito che qualcosa era... non innaturale, ma diverso. Da piccolo non ci pensi molto, ma quando ho provato la mia prima relazione con una ragazza non era come stare con un maschio".
Tenersi tutto dentro ha cominciato a essere un problema con il passare degli anni: "Quando ho cominciato a far parte di squadre a livello professionistico, essere gay era ancora visto come 'anormale'. Il calcio è ancora un po' omofobo, credo. Così quando avevo 18 o 19 anni avevo paura ad aprire i messaggi su WhatsApp davanti ad altri maschi, perché temevo che qualcuno potesse vedere un messaggio o una foto da un ragazzo".
"Giocare a livello professionistico è uno dei miei sogni e cerco sempre modi per migliorare", continua Jankto. "Fare coming out era una delle cose di cui avevo bisogno. Non avevo paura quando l'ho fatto. È stato un momento importante per me, ma dopo sei o sette mesi posso dire che non è stato un errore. Se potessi scegliere adesso lo rifarei sicuramente, perché ha aiutato me e credo tante altre persone".