Gianluigi Buffon, attuale capo-delegazione della Nazionale, ha concesso un’intervista a Juventibus in cui ha ricordato i momenti più significativi della sua lunga carriera alla Juventus. Tra i vari argomenti, ha parlato della scelta di restare in squadra dopo la retrocessione in Serie B.
Le parole di Buffon sulla Juventus in Serie B
"Avevo 28 anni, era il periodo migliore per un portiere professionista. L'ho fatto perché senza pensarci tanto sentivo fosse la scelta giusta e che guardandomi allo specchio mi sarei rispettato. Avevo capito che la Juve aveva bisogno e per me è stato un piacere. A Secco dissi: 'Se volete rimango e mi potete togliere il 15% dello stipendio'. Si doveva sgombrare il campo da equivoci, mi tolgo i soldi a me non frega nulla, lo faccio per la gente, perché credo sia giusto. Vi dimostro con i fatti che la riconoscenza c'è", ha esordito l'ex portiere.
Buffon ha poi affrontato il tema degli Scudetti vinti con la Juventus ma successivamente revocati a causa del processo Calciopoli: "Mi sono sempre concentrato su quello che ha detto il campo, il fatto che quei campionati che sono stati oggetto di discussione li ho vissuti come protagonista e con i miei compagni come squadra da battere. Ho ancora quelle medaglie, io ci sorrido sopra, io so quello che è successo in campo e chi ha meritato ed è stato più bravo".
Infine, ha ricordato l'estate del 2006, un periodo particolarmente difficile per lui: "Per me è stata un'umiliazione, essere chiamato in causa, essere chiamato in discussione. Si può dire di tutto di me, ogni tanto faccio cose non ordinarie, ma su alcune cose non toccatemi perché toccate quello sbagliato. Quei fatti lì mi fecero male, mi sono sentito umiliato e strumentalizzato da una giustizia che non voleva fare giustizia ma solo infangare gratuitamente".