“Mi sento a disposizione totale del progetto. Il presidente con me è straordinario, da 5 anni mi ripete: "A un certo punto della stagione, vieni e mi dici se vuoi continuare o no". E così farò anche stavolta". Inevitabile non partire da qui. Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Buffon si racconta, con un occhio al fatidico giorno del ritiro: “A un certo punto devi capire in che tipo di ruolo puoi diventare più importante per la causa. Non voglio essere un catenaccio. Se vincessi la Champions? Continuerei questo è sicuro”. Come certo è il rifiuto, negli anni passati, al Barcellona di cui Gigi non si pente: “Sarebbe stata un’altra vita, un’altra carriera, e non si può sapere come sarebbe andata. Diciamo che sono rimasto nel sottopassaggio del Camp Nou, ma sono veramente felice di aver scelto la Juve". Diversa la scelta di Bonucci di lasciare la Juve in estate per sposare il Milan: “L'ambiente Juve era perfetto per lui: mi è dispiaciuto sia andato via perché sembrava la scelta di un uomo impulsivo e orgoglioso. Ogni tanto, parlando, gilel'ho detto: lui mi ha risposto che non è stato impulsivo, ma ha fatto una scelta ponderata”. E Donnarumma in bianconero? “Beh, con la Juve non sbaglia mai... A Gigio non posso dare consigli perché non vivo la sua situazione, non so la connessione emotiva che può avere col Milan”. Riguardo alle questioni di campo, se potesse, Buffon rigiocherebbe la finale di Cardiff: “Nel secondo tempo è mancata la compattezza, che è sempre stata la nostra forza. Italia-Svezia? Non la vorrei rigiocare, non siamo venuti meno come spirito, atteggiamento o unione, ma abbiamo palesato alcuni limiti”. In chiusura, tanti complimenti ad Allegri: “Non si parla di lui, si pubblicizza poco, ma è eccezionale. Sento fare complimenti a tutti, ma pochi a lui".
Il resto dell’intervista è possibile leggerla sul quotidiano in edicola