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Data: 20/11/2021 -

Bragantino, Artur: “Questa finale è la partita della vita. Ora la Copa, poi l’Europa”

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L'intervista all'attaccante esterno del Red Bull Bragantino in vista della finale contro l'Athletico Paranaense
L'intervista all'attaccante esterno del Red Bull Bragantino in vista della finale contro l'Athletico Paranaense

L’Athletico Paranaense per replicare l’impresa del 2018 contro il Junior di Barranquilla, il Bragantino per far trionfare il progetto Red Bull fuori dai confini europei.

Una finale a tinte verdeoro che si giocherà in Uruguay, in uno dei templi del calcio mondiale: il Centenario di Montevideo. In palio c’è La Gran Conquista, la Copa Sudamericana.

 

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Senza dubbio è la partita della vita: è il match più importante della mia carriera. In realtà, non solo per me, ma per molti compagni e dipendenti del Red Bull Bragantino. Sarebbe un sogno alzare questa coppa e faremo di tutto per riuscirci. Dobbiamo entrare concentrati e fare attenzione a ogni dettaglio”. A parlare ai microfoni di Gianlucadimarzio.com è Artur Victor Guimaraes, noto semplicemente come Artur, esterno offensivo e vero trascinatore del Bragantino alla prima storica finale internazionale. Fino al 2019 infatti, il club di Braganca Paulista aveva sempre militato nella terza e nella seconda divisione brasiliana, poi la fusione col Red Bull Brasil, squadra fondata nel 2007 dall’azienda austriaca, ed ecco arrivata la promozione nel Brasileirao grazie alla vittoria del campionato di B.

Artur è nato a Fortaleza, ma si è trasferito all’età di 3 anni a Campo Maior, e nel 2016  è andato a vivere a Sao Paulo per giocare nel settore giovanile del Palmeiras. “I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto, mi hanno sempre accompagnato ovunque andassi a giocare: questa base familiare è stata molto importante per la mia crescita come giocatore professionista”. Mancino dinamico ed estroso che ama giocare a piede invertito, in quello che è un mix di talento e fantasia concentrato in 168 cm di altezza. “Ho sempre ammirato molto Ronaldinho Gaucho, soprattutto quando era al Barcellona, ma anche al Milan e altri club. Era un genio e credo che tutti i brasiliani lo abbiano ammirato almeno un giorno. È un ragazzo che ha fatto magie. Al giorno d'oggi, abbiamo il privilegio di appartenere alla stessa generazione di Messi e Cristiano Ronaldo, due dei più grandi giocatori nella storia del calcio, quindi mi piace molto osservarli”.

 

“Non un trascinatore, ma un semplice ingranaggio”

 

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Già nel giro delle nazionali giovanili, la carriera del classe 1998 ha avuto una svolta nel 2020, quando il Bragantino lo ha acquistato a titolo definitivo. “Quando sono tornato al Palmeiras ho avuto molti infortuni e non potevo avere la continuità che mi aspettavo: quello è stato un momento molto difficile. Al Red Bull Bragantino ho vissuto alti e bassi, ma ho ascoltato e imparato molto: sono molto grato alla mia famiglia e ai miei agenti, che mi hanno sempre motivato e indicato i percorsi migliori nel bene e nel male. Alla fine, le difficoltà si sono trasformate in apprendimento e sono state molto importanti per la mia crescita, sia personale che professionale”.

E in questa stagione ha contribuito al raggiungimento della finale con 7 gol e 5 assist in 12 presenze che lo rendono il vicecapocannoniere del torneo. Una capacità realizzativa mai vista prima: “Ci sono tanti fattori per avere queste prestazioni: la fiducia, mi sento più sicuro, sto bene fisicamente e tecnicamente. La squadra e l'allenatore mi hanno aiutato molto. Sono solo un ingranaggio e, grazie a Dio, sono stato in grado di dare una mano con gol e assist”. Ingranaggio di una macchina guidata dall’allenatore Maurício Barbieri, con individualità interessanti come il classe 2002 Praxedes, i difensori Leo Ortiz ed Edimar, l’ex Nantes Lucas Evangelista e la punta Ytalo, oltre all’altro esterno offensivo Tomas Cuello, che è stato il primo 2000 ad esordire nel campionato argentino.

 

Solo qualche giorno fa, Artur ha raggiunto il traguardo delle 100 presenze con la maglia del Braga. Un club col quale è stato amore a prima vista, dopo il poco spazio al Palmeiras e la gavetta tra Londrina, Bahia e Novorizontino: “Sono subito rimasto entusiasta quando ho ricevuto la loro proposta e i miei agenti mi hanno mostrato il progetto. La mia convocazione nella Selecao e la possibilità di giocare la finale di Copa Sudamericana sono esempi di ciò che mi era stato prospettato quando sono arrivato al club. È un club meraviglioso, con professionisti molto corretti e competenti, e una dirigenza molto qualificata. Credo che segua la linea di successo che l'azienda ha in tutto il mondo. Per questo stiamo raccogliendo i frutti anche qui”.

La chiamata di Tite e l’obiettivo Europa

 

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22 gol e 23 assist tra tutte le competizioni dall’esordio al club di Fortaleza avvenuto nel 2020. Numeri e prestazioni che sono valsi la convocazione in nazionale lo scorso settembre: “Mi ci sono voluti alcuni giorni, per rendermi conto che fosse tutto vero, in una squadra in cui c’erano tanti miei idoli. Non ho avuto una conversazione molto specifica con Tite, ma mi ha salutato, mi ha detto di continuare così col mio club e che era una convocazione frutto del mio lavoro e dei miei meriti. Spero di avere altre opportunità e cercherò sempre di vederla come l'ultima possibilità della mia vita”.

La prima chiamata della Selecao è un obiettivo ormai raggiunto, in futuro però c’è il calcio europeo: “Non ho mai nascosto di sognare l’Europa: è un obiettivo della mia carriera, senza dubbio, ma ora sono concentrato sul Red Bull Bragantino e sulla vittoria della Copa. So che accadranno cose belle, ma devo fare far bene adesso. Ho persone qualificate, di cui mi fido, per ciò che riguarda l’extracampo”. Appuntamento allora alle 21 italiane, per provare a recitare anche in finale un ruolo da protagonista.



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