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Data: 31/07/2018 -

Borriello: "Io, leone ferito. Dal Cagliari alla Spal, vi racconto tutto"

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La sfida sui social con Bobo Vieri è ormai acqua passata, ma quella scommessa vinta da Marco Borriello, autore di 16 reti in Serie A, con la maglia del Cagliari e a 35 anni suonati, difficilmente sarà dimenticata. "Vacanza offerta se fai più di 15 gol", annunciava Bobo su Instagram. Alla fine, però, con i soldi del viaggio Marco ci comprò dei defibrillatori. Una stagione pazzesca, ma non abbastanza da far sì che Marco si trattenesse in rossoblu per un'altra stagione. Così, la scorsa estate, Borriello si trasferisce alla Spal, con la quale però segna una sola rete e rimane inutilizzato dal 23 dicembre scorso, fino alla fine del campionato.

"Sarà l'età, non si regge in piedi", avranno pensato i più maliziosi. Ma dietro all'addio al Cagliari, così come all'ultima annata decisamente sottotono, si nascondono della verità finora ignote ai più. In un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Borriello si è sfogato, spiegando i perché dell'addio ai rossoblu di un anno fa: "Arrivai in Sardegna per merito di Capozucca, che con Braida è il mio secondo padrino calcistico. Firmai un contratto composto da un fisso e da un bonus da cinquantamila per ogni gol segnato. Pensai che il presidente non credeva in me, oppure che fosse un pazzo".

Quell'anno Borriello segnò 16 reti in campionato: "La gente sognava che, con la maglia rossoblu addosso, battessi il mio record personale di 19. Ero a quota sedici già a cinque giornate dalla fine, era fattibile. Ma nella partita contro il Pescara successe una cosa che non mi sarei mai aspettato. Calcio di rigore per noi, prendo il pallone in mano ma Rastelli mi chiama dalla panchina. "Deve battere Joao Pedro", mi dice. Non me l'aspettavo, fu un brutto gesto. L'allenatore era al centro delle critiche dei tifosi e non aveva un buon rapporto con tanti calciatori. Io, invece, l'avevo sempre difeso"

A fine partita, Capozucca mostrò a Borriello un sms del presidente Giulini: "C'era scritto che a fine primo tempo dovevo uscire dal campo, al fine di evitare che segnassi ancora. Il ds mi disse anche che gli era stato comunicato che non sarebbe stato confermato, e da lì cominciarono le mie incertezze. Joao Pedro che a Sassuolo mi dice "stai zitto e corri", il crack nello spogliatoio con tutti i brasiliani e il rapporto con il presidente che ormai andava scemando: sì, dovevo proprio andar via", spiega l'attaccante.

Tante offerte, dalla Serie A e non solo, ma alla fine Borriello sceglie la Spal, con la quale smette di giocare lo scorso 23 dicembre. "La squadra giocava lontano dalla porta, ciò non esalta le mie caratteristiche. Ma ci furono altri problemi", spiega Marco. "Spal-Verona, 10 dicembre. Sullo 0-2 fui sostituito, il pubblico mi fischiò. Io li applaudii ironicamente, non mi aspettavo di essere trattato in quel modo. Nè, tantomeno, mi sarei mai aspettato che la società si sarebbe schierata dalla parte della tifoseria. Semplici mi mise da parte, costringendomi ad allenarmi ma ad usare uno spogliatoio diverso rispetto al resto della squadra".

Ci si mise di mezzo, in quel periodo, anche un fastidioso infortunio: "Fu uno strappo di pochi millimetri al polpaccio, ma ogni volta che ci giocavo su faceva di nuovo male. I medici della Spal non riuscivano a curarmi, la società lasciò che facessi tutto da solo a mie spese. Chiamai persino un medico musulmano, e dovetti pagare tutto quanto personalmente. Da lì presi la decisione di non andare neppure più allo stadio: i tifosi mi insultavano, l'allenatore mi aveva messo in disparte. Eppure, ogni lunedì, tornavo sul campo per allenarmi".

L'intervista completa su La Gazzetta dello Sport

Tags: Serie A



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