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Boateng: “Besiktas scelta giusta. Montella? Non ci siamo capiti”

"Istanbul è bellissima. Il Besiktas è stata la scelta giusta, mi sono trovato subito bene qui". Kevin Prince Boateng ha la serenità di chi ha trovato un posto che fa per lui. Guarda indietro alle esperienze passate con la consapevolezza di aver iniziato sempre con il piede giusto, di aver incontrato allenatori che gli hanno insegnato tanto e altri con cui il rapporto non è decollato.

E dalla Turchia ha ripercorso tutte queste tappe in un'intervista a Calciomercato L'Originale.

La Fiorentina e il rapporto con Montella

Sono arrivato a Firenze con tanta voglia, mi sono visto bene, poteva essere la piazza giusta, con tifosi caldi. In una partita giocavo bene ma si aspettano sempre qualcosa di speciale, poi ho giocato poco. Sono ancora un po' arrabbiato dentro perché lì non si è visto il vero Boateng. Rapporto con Montella? Non è mai decollato, succede nel calcio. Secondo me non ci siamo capiti. Negli anni ha cambiato un po' il suo gioco, la sua idea.

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De Zerbi

Negli ultimi anni mi ha fatto imparare tanto, mi ha riportato la voglia di giocare a calcio e divertirmi. Per me è uno degli allenatori più forti che ho avuto. Potevo tornare a Sassuolo? Secondo me non mi vogliono più. L'ho lasciato due volte…

Dal Sassuolo al Barcellona

Il giorno dopo aver ricevuto la chiamata dal Barcellona, Boateng scese in campo contro l'Inter: "Una di quelle partite in cui ho avuto più pressione nella mia vita. Sì, sapevo del Barça ma ho detto a De Zerbi che volevo giocare, anche col rischio che potevo infortunarmi e che quella poteva essere la mia ultima con il Sassuolo. Lui mi aveva dato così tanto e volevo fare bene. Ero concentrato e volevo renderlo orgoglioso". 

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Il Milan e la chiamata di Berlusconi

Berlusconi mi aveva convinto appena mi aveva chiamato. Eravamo a casa sua ad Arcore, in giardino. Mi disse: 'Figlio mio, ho pensato a tanti giocatori perché volevo fare un regalo ai tifosi. Perché non torni?'. Risposi: 'Grazie, subito'. Poi abbiamo parlato anche di altro, del suo modo di vedere il calcio, del mio ruolo… Lui mi vedeva sempre come prima punta. Poi Allegri mi disse: 'Decido io, stai più indietro'. Sono arrivato al Milan giovane con tanta voglia di giocare. Mi ha fatto capire come muovermi in campo e quali erano i tempi giusti.

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Ibrahimovic 

Per me era facile giocare con lui. Ho capito subito come era. Abbiamo avuto un rapporto bellissimo. Per altri forse era più difficile perché chiede tanto. In campo mi faceva avere sempre tanto spazio, mi dava i palloni che sognavo. Era il compagno perfetto per me. Il suo bersaglio in campo? Criticava tutti se la palla non gli arrivava come voleva. Ma ti faceva anche imparare tante cose. Il Milan deve tenerlo. Ha dimostrato che può ancora fare la differenza. Ragnick? Lo conosco. Per me potrebbe aiutare tanto. E' molto intelligente, si vede quello che ha costruito. Se impara velocemente l'italiano può essere molto importante per il Milan.