La prima partita in Champions League del Napoli di Ancelotti è accompagnata da un’atmosfera particolare. Per lo stadio in cui si gioca, a cui sono legate storie pazzesche di calcio e non solo; per il passato dell’allenatore italiano che conosce bene la competizione e ha ricordi importanti proprio su quel campo. Ma anche perché la Stella Rossa torna a giocare la Champions dopo 26 anni. La storia del club serbo è inevitabilmente legata da un doppio filo a quella del paese. Chissà quali sensazioni e sentimenti stanno vivendo i tifosi della Crvena Zvezda che hanno visto per l’ultima volta la loro squadra nella massima competizione europea il 15 aprile 1992.
La sconfitta con l’Anderlecht mise fine a una stagione in cui la squadra serba era chiamata a difendere il titolo dopo l’incredibile vittoria a Bari dell’anno precedente. Un’annata problematica sotto tutti punti di vista, con la guerra dei Balcani che stava sconvolgendo le vite di tutta Europa. Così il campionato locale vide sparire alcune delle sue grandi squadre mentre la Stella Rossa fu obbligata a giocare lontano dal suo Paese, senza quei giocatori costretti a lasciare il club per proteggere le proprie famiglie. La dissoluzione della Jugoslavia, la ricostruzione di un mondo nuovo in cui il calcio di certo non era il primo interesse; così la Stella Rossa è finita nell’ombra, dimenticata e ricordata soltanto per quanto fatto nel passato.
Solo dopo la fine dei bombardamenti la squadra ha risollevato la testa, come molti altri che oggi brillano e regalano grandi prospetti calcistici ai grandi club del mondo. Nel 2001 il ritorno in Europa e un destino ben diverso da quello trionfale vissuto 10 anni prima. Tutto diverso, tutto più difficile anche nel calcio. Nel 2014 la svolta. Gazprom decide di investire nel calcio e nella Crvena Zvezda, gli aiuti economici del colosso russo portano nuovi risultati. Tre campionati vinti e il ritorno a una fase finale di una competizione europea, anche grazie alla crescita del settore giovanile formato da quei ragazzi che hanno voglia di emergere nel calcio per lasciarsi alle spalle le sofferenze di un paese che non esiste nemmeno più.
L’allenatore Vladan Milojević ha vestito la maglia della Stella Rossa nella stagione ’95-’96 e nella sua prima stagione alla guida del club ha vinto il campionato. Domani inizia anche la sua avventura in Champions League, in un girone praticamente impossibile ma da affrontare con la felicità di chi torna a sentirsi grande dopo una serie di difficoltà che sembravano non finire mai. La squadra di oggi punta su una difesa solida a cui non è semplice segnare, su un attacco veloce e su alcuni calciatori conosciuti anche in Italia. Ci sono Marko Marin e Richmond Boakye, il primo sta facendo vedere quelle qualità che a Firenze non sono emerse, l’altro - insieme a calciatori come Cafú o Causic - porta un contributo fondamentale alla squadra che guida il campionato serbo con 21 punti in sette giornate.
Sette vittorie 22 gol fatti e appena tre subiti; il Marakana di certo può fare paura ma, diceva qualcuno, ‘gli stadi non fanno gol’. Non ci sono leggende come Prosinečki, Sinisa Mihajlovic, Kostic, Darko Pancev o Zoran Antonijevic; la squadra di Ancelotti troverà davanti a sé un gruppo di ragazzi che ha cercato di costruirsi uno stile di gioco preciso per arrivare così preparato il momento più atteso per tanti anni. Il ritorno nella competizione europea più importante, nello stadio di casa che promette fuoco e fiamme - e da quelle parti, il concetto si può intendere anche letteralmente.
Tre ore per vendere tutti biglietti del Marakana, che sarà pieno in ogni ordine di posto. Nessuno voleva mancare; per tornare a sentire i brividi della grande notte, per tornare a brillare e mettersi alle spalle anni in cui il calcio giocato era soltanto un sogno. Una speranza di ritorno alla normalità.