Nel corso di questi anni, il Bayern Monaco ha dato dimostrazione di grandissima forza, espressa sul campo. Il dominio, esercitato soprattutto in Germania, non ha quasi mai incontrato segnali di cedimento. Anche se questo poteva essere minato, specie negli anni successivi alla partenza di Guardiola.
Ad ammettere questo periodo di empasse ci ha pensato Thomas Müller a The Athletic. La colonna portante dei bavaresi ha rivelato i particolari di questo periodo difficile. Particolari che lo riguardano in prima persona.
Il Bayern come il Far West
Il Bayern Monaco ha da sempre manifestato un'idea di organizzazione e maniacalità dei dettagli sia a livello di società, che, a livello di squadra. Fattori che sono scemati con l'addio di Guardiola ai biancorossi di Germania, nell'ormai lontano 2016. Quel marchigegno perfetto si stava trasformando in un Far West:
"Quando riusciamo ad essere stabili e ad avere il pallino del gioco, per me, è più semplice impattare positivamente. Dopo l'addio di Guardiola non ci siamo riusciti. Anzi, certe volte era sembrava di stare nel Far West. Tutto quello per cui avevamo lottato come Bayern Monaco non c'era più. L'impressione è che potesse sempre accadere di tutto. E, magari, per gli spettatori la situazione si faceva più divertente in questa maniera".
Il Far West ha condizionato anche lui
La "crisi" d'identità del Bayern Monaco ha riguardato anche il numero 25 biancorosso, il quale spiega che la sua leadership non ha molto a che vedere con il sensazionalismo tecnico:
"Per me, è fondamentale strutturare la squadra nella maniera migliore possibile. Tutto deve andare alla perfezione. Io sono un ingranaggio; fornisco a disposizione le mie qualità e le mie caratteristiche e posso aiutare la squadra a migliorare così. Non sarò mai uno di quei calciatori, che prendono il pallone nella propria area e dribblano tre avversari".