“Sono qui con la flebo, a casa. Ma va meglio. Credo sia un virus, ma mi sto riprendendo e mi sto anche allenando”. Anche la gastroenterite non toglie il buon umore a Luca Cacioli, difensore del Bari che a 36 anni ha deciso di sposare per la prima volta una causa del Sud dopo una vita spesa tra centro e nord Italia. Difendendo, prendendosi responsabilità. E vincendo. Già, perché il gigante classe 1982 di Arezzo ha fatto spesso rima con salto di categoria in carriera. Ben sei volte in carriera, sempre lasciando un ottimo ricordo. Da Perugia, dove ha vissuto il doppio salto dalla D alla C1, a Parma, dove ha contribuito al ritorno tra i professionisti nella stagione 2015/2016, passando per Rimini, Ancona e Pesaro. Una tassa: Cacioli arriva in una piazza e si vince il campionato. L'hit parade delle emozioni è presto stilata: “A Parma devo dire che abbiamo conquistato la promozione più bella, per ambiente e storia. Quella più inattesa è maturata a Pesaro, l'anno scorso, soffrendo fino all'ultima giornata. Perché tanta serie D nella mia carriera? Dopo una certa età, ho iniziato a pensare che preferivo vincere una categoria più giù che non trascorrere annate anonime in C”.
Difensore affidabile, uomo squadra, spirito da vincente. Lo sapevano anche a Bari, dove Matteo Scala e staff hanno puntato su di lui tra i primi rinforzi per la rosa. Strappandolo di fatto al Modena, città in cui Cacioli aveva già preso casa: “Ci ho pensato un attimo, ma perché ero in ritiro con il Modena. Sono però assolutamente convinto della scelta che ho fatto. Oggi sono sempre più convinto di questa scelta – racconta a gianlucadimarzio.com - sta andando bene, soprattutto se pensiamo che siamo partiti in fretta. Siamo primi e imbattuti, società e tifosi sono contenti, ma è logico che da noi ci si attenda sempre qualcosina in più". A spingerlo in Puglia è stato anche...Youtube: “Sono andato a dare uno sguardo ai video del playoff 2014, Bari-Latina, con il San Nicola pieno, e del tunnel degli spogliatoi. Ero curioso, non avevo mai giocato in uno stadio di questo livello. Gli stadi più grandi nei quali avevo giocato sin qui erano Parma e Firenze, ma vedere questo impianto mette i brividi. E immagino quanto sarà bello quando sarà pieno...”
Mister Giovanni Cornacchini, ogni volta che ha potuto, lo ha portato con sé. Cominciando dal Sansepolcro in Serie D nel 2005/2006, passando per Fano in C2 nel 2009/2010, fino ad arrivare al dolcissimo ricordo di Ancona nel 2013/2014. E ora Bari: “Il mister è un martello – spiega Cacioli - lo conosco da quattro anni ormai. Io allenatore in campo? Di certo il mister sa quali sono i miei limiti e prova a migliorarli, anche se ormai dopo una certa età è difficile (ride, ndr). So però che da me si aspetta leadership e carisma”. Doti innate, messe in mostra anche a Parma tre anni fa. Allora come oggi, un club blasonato ripartiva dalla D dopo un fallimento: "Qui a Bari ho trovato diverse similitudini con quella situazione – spiega il difensore - la prima volta che siamo andati agli allenamenti si era in 8. Speriamo porti bene, perché questa volta a Roma eravamo in 5-6 ufficiali più tanti ragazzi in prova". Un casting autentico, avviato al Park Hotel Mancini: "Anche a Parma partimmo così, sappiamo come è finita”.
36 anni Cacioli, 35 Mattera e Di Cesare. Un trio d'esperienza per la difesa meno battuta dalla A alla D (insieme al Sondrio). A guidare la lista dei “vecchietti terribili”, però, c'è un certo Franco Brienza: “Ci siamo alternati per la fascia di capitano sin qui - sorride Cacioli - chi se lo sarebbe mai aspettato? Sarà perché sono il più anziano dopo di lui. Franco è un calciatore di altissimo livello, ma ci sono anche Bolzoni e Di Cesare, tutta gente che è stata sempre tra la A e la B”. E che oggi primeggia nel girone I, dove il Bari è davanti a tutti a +3 sulla Nocerina seconda: “Devo dire la verità – ammette il centrale – non ci avevo mai giocato ma credo che sia un buonissimo girone. Soprattutto in trasferta è molto complicato. Inutile negarlo, noi siamo una squadra costruita per giocare ed è chiaro che una volta che troviamo squadre che pressano molto, su terreni di gioco non buoni, soffriamo. A Marsala è successo. Domenica invece contro il Locri al San Nicola abbiamo offerto la partita perfetta. Ero in panchina e mi sono divertito davvero tantissimo”.
La difesa subisce poco (due sole reti), l'attacco segna e fa sognare. “Floriano ha un passo diverso, di altre categorie – spiega Cacioli - almeno di serie B, se non di serie A. Però abbiamo un attacco eccezionale, con tanti volti". Ma meglio averli tutti in squadra che contro. Come nel fantacalcio: “Sì, ma io non ci gioco. Nel tempo libero riposo e vedo tutte le partite, non me ne perdo una in tutti i campionati. Occorre aggiornarsi, sempre”. Un monito anche per i più giovani, il cui impiego è un obbligo nella categoria: “Ho avuto a che fare con ragazzi che sarebbero venuti fuori anche senza questa regola – ricorda - Penso a Mazzocchi, che oggi è a Perugia. A Parma in D non giocava tanto, mentre in C è stato tra i protagonisti della cavalcata. Ora è in B. Il problema è che si cresce solo in certi ruoli: portieri, terzini e interni di centrocampo. Difficilmente le squadre che vogliono vincere puntano su centrali under o centravanti under. Forse qualcuno si perde addirittura per effetto di questa regola”. Presente da calciatore, mente da allenatore? “Il patentino UEFA B l'ho già preso, mi piacerebbe continuare nel calcio. Prima però voglio vincere ancora”. Magari con una scalata, questa volta. Fermandosi dopo tanti anni con la valigia in mano: “Piacerebbe a tutti restare per anni a Bari. Però penso anno per anno: è chiaro che, se dovessimo riuscire a salire di categoria, arriveranno calciatori importanti”.