Una macchina perfetta. In questo momento non c’è nessuno che possa fermare la squadra di Valverde. Anche contro la Roma il Barcellona ha mostrato la sua forza devastante. Accelera e decelera a suo piacimento, decidendo autonomamente le sorti della gara. 4 gol alla Roma e semifinale ipotecata. La squadra di Valverde gioca un altro sport. C’è poco altro da aggiungere. Certamente meno appariscente rispetto alle squadre di Guardiola e Luis Enrique. Ruba meno gli occhi, ma è più forte fisicamente, più pragmatica e concreta. Questa sera ha lasciato molto giocare i giallorossi, ma ad ogni occasione buona ha colpito. Due autogol, che diventano cinque solo in questa Champions League, passando da sfortuna degli avversari a fattore determinante. Il "dodicesimo marcatore" possibile, trasformato in ulteriore punto di forza di una squadra che porta all’eccesso gli avversari. Li pressa, li asfissia e li costringe alla fine all’errore. Per una sera Messi ha lasciato il palcoscenico ai suoi compagni. Su tutti Pique, Umtiti e Semedo. Il primo devastante in difesa e in attacco, il secondo difensore centrale solo sulla distinta e perenne spina nel fianco sinistro giallorosso. Infine il portoghese, praticamente immarcabile per 45'. Molti si aspettavano una “risposta” argentina alla magia di Ronaldo ieri sera. Il colpo non c’è stato, ma in tutti i gol c’è il suo zampino. Questo Barcellona è tanto Messi, ma con Valverde ha ricostruito un'identità riconoscibile e di squadra. Diversa ma altrettanto letale.
Sconfitta ma non umiliata. Magra consolazione, soprattutto a questo livello. Ma la Roma che esce dal Camp Nou è un’ottima Roma. Sfortunata per i due autogol, sicuramente non aiutata da alcune decisioni dell’arbitro e poco famelica sotto porta. Perotti prima e Defrel alla fine della gara potevano e forse dovevano sfruttare meglio le occasioni offerte dai blaugrana. Ci ha pensato Dzeko a tenere accesa la fiammella della speranza. All’Olimpico servirà più di un’impresa. Un vero e proprio miracolo sulle orme di un Barcellona - Roma del 2002. Altri tempi, altre squadre. Deve rimanere la consapevolezza di averla giocata esattamente come era stata preparata da Di Francesco. A testa alta, non snaturando il proprio gioco e provando a colpire i pochissimi punti deboli del Barcellona. In alcuni tratti della gara c’è stata questa sensazione, ma con questo Barcellona sembra non essercene per nessuno.