È partito tutto da un’idea. Da una voglia di uguaglianza e libertà. Balon Mundial - la Coppa del Mondo delle comunità di Torino - racchiude questo e tanto altro. È un libro aperto che racconta storie e ogni capitolo ne ha una diversa, tutta sua. Spesso fatta di sofferenza, lotta e poi vittoria. Con un grazie speciale all’Integrazione.
Al torneo infatti partecipano nazionali che vengono da tutto il mondo, rappresentate da ragazzi migranti che vivono a Torino. Lo slogan è “impossible is nothing”. E i giocatori che partecipano lo mettono in campo in tutto e per tutto. Con un calcio alle differenze di ogni tipo.
Poi ci sono le storie, quelle di vita che ti aprono la mente e ti fanno riflettere. Le leggi negli occhi di chi le racconta. Fa un gran caldo mentre parliamo, ma non importa a nessuno. Loro continuano a giocare, la vita gli ha insegnato a non mollare mai e a non fermarsi davanti a niente e nessuno, figuriamoci se può spaventarli il sole. Parlano a testa alta del loro passato e della strada fatta per attivare qui, dribblando problemi e difficoltà. Oggi sorridono e ne hanno tutte le ragioni del mondo. Ragazzi partiti dalla Somalia, dal Ghana e arrivati in Italia inseguendo un sogno e una speranza. Ahmed Abdullahi - ragazzo 33enne dirigente della nazionale Somala - è uno di quelli che può descriverlo al meglio. È partito quindici anni fa dal suo paese, lasciandosi alle spallle una nazione in piena guerra civile in cui era difficile vedere un futuro. Viaggio alla ricerca della felicità, tanto cercata e trovata nel nostro Paese.
Ahmed ci parla come se fosse Natale tutti i giorni. Lui che il regalo più bello se lo è fatto da solo, trovando la forza di partire da Mogadisco per avere un futuro migliore. "In realtà organizzavo tornei di calcio anche nel mio paese, nonostante la guerra. Ero giovane, forse alcune cose non le capivo perfettamente, ma non sai come mi guardavano i ragazzi che avevano la possibilità di giocare, evadendo per qualche ora da una realtà dura e triste che colpiva le loro famiglie, i loro amici". Gli basta lo sguardo per raccontare che quei giorni se li orterà sempre con sè e non li dimenticherà mai. "Ho viaggiato per sette mesi, passando dall'Etiopia al Sudan. So di essere fortunato, perchè sono qui a parlarne con voi. Ringrazio l'Italia per avermi dato la possibilità di considerarmi parte di un insieme". Il libro di Futbol Mundial racchiude capitoli che raccontano storie come questa, che possono essere d'esempio per tutti coloro che sognano una vita migliore.
Ci sono poi alcuni capitoli diversi ma non per questo meno avvincenti, che vanno affrontati a parte, e che hanno avuto un lieto fine speciale grazie al calcio. Dalla storia di Gyasi al viaggio di Messias, che ha esordito sui campi in italia proprio a Balon Mundial. Sua moglie segna a grappoli da centravanti con la maglia del Perù. Destini che si incrociano, partono dal nulla e si ritrovano nella vita, magari in Serie A. Lo scorso 17 gennaio “Ima” Gyasi e Junior Messias si sono incrociati in Milan-Spezia, gara decisa proprio dal ghanese a tempo scaduto. Ma non era la prima volta. I due infatti si erano affrontati 5 anni prima proprio a Balon Mundial: Brasile - Ghana, con Messias che incanta e decide. Oggi è campione d’Italia in carica. “Una grande emozione vederlo vincere lo scudetto. Ci siamo sentiti un po’ campioni anche noi nel nostro piccolo”. Parola del presidente Tommaso Pozzato. Ha ragione lui. Nella strada fatta per arrivare a quella medaglia ci sono anche loro.
Ma non è tutto, non è solo un discorso di sport e campo. Già perché Junior è uno di quelli su cui qui potrebbero raccontarti ogni cosa. Dai ragazzi che giocano agli organizzatori, ognuno ha una cartolina da condividere. “È cresciuto con noi, gli vogliamo tutti un gran bene”. Il segno che ha lasciato Messias a Balon Mundial lo fotografi nei sorrisi di chi ti parla mentre te lo racconta. “Un’edizione l’ha giocata con il Perù perché aveva degli amici e ci teneva a farli vincere”. Missione compiuta. D’altronde il talento è sempre stato ben oltre sopra la media. “Venivano a vederlo società di Serie D che lo volevano prendere e portare a giocare da loro. Poi è arrivato Ezio Rossi ed è iniziato il suo viaggio nel calcio ”. Il resto è storia nota. Quello che è meno noto è che le moglie di Messias gioca nel Perù - da centravanti - e segna sempre. Affari di famiglia. Per la stessa nazionale - ovviamente nella squadra maschile - ha giocato per due edizioni anche il fratello di Gianluca Lapadula, attaccante del Cagliari.
Una volta c’è stato anche Asamoah, che tre anni fa fu invitato a consegnare la coppa ai vincitori. Il suo Ghana perse ai rigori, ma qui del risultato non importa a nessuno: anche se c’è una sana competizione, il punteggio viene dopo. I trofei più belli sono i tanti aneddoti e i racconti che sanno di vita vissuta. Spesso i ragazzi si conoscono tra loro tramite le comunità, che in fondo sono mondi molto piccoli che al loro interno contengono storie di sofferenza e rinascita. Ricordi del passato. Ora tutti lavorano in Italia, molti hanno una famiglia e sono finalmente felici. Il sorriso stampato sui loro volti parte dagli occhi. A Balon Mundial sono tutti uguali, attori protagonisti di un torneo che ti apre gli occhi e la mente. Calcio, ma mai solo calcio.