Mondiali del 2002: bisogna tornare a quell’edizione per trovare l’ultima mancata qualificazione dell’Australia. Da lì in poi ne sono arrivate cinque consecutive. Di mezzo gli ottavi di finale nel 2006, con il rigore all'ultimo secondo di Totti che li fa fermare. Ora l'Italia non c'è, e l'Australia torna agli ottavi di finale in un Mondiale. Le due vittorie di misura contro Tunisia e Danimarca regalano il passaggio del turno alla squadra di Arnold.
Graham Arnold al suo primo Mondiale
Chissà come Arnold vivrà questi giorni. Perché quello in Qatar sarà il suo primo Mondiale come allenatore dell’Australia. Era stato il vice nell’edizione del 2006 in Germania, ma mai aveva guidato una nazionale in una coppa del mondo.
Dopo qualche esperienza nei club (e più di qualche trofeo vinto), Graham si è preso la panchina della nazionale nel 2018. Qualche giorno dopo la fine del Mondiale in Russia. Lì è iniziata la sua era. Ha dato una grande impronta alla squadra, facendo crescere tanti giovani e creando un’identità ben precisa. Un progetto che continua ad andare avanti. I risultati sul campo lo confermano.
Dal modulo agli interpreti: come gioca l’Australia
Partiamo dal sistema di gioco. L’Australia potrebbe presentarsi al Mondiale con il classico 4-1-4-1. Una squadra organizzata, compatta e che sa come fare male. Difficile aspettarsi un gioco dominante, soprattutto contro Francia e Danimarca, per questo sarà importante sfruttare i contropiedi.
In porta c’è Mathew Ryan, capitano e probabilmente l’uomo con più esperienza. Presenze in Champions, Europa League, Liga. Oggi gioca al Copenaghen e sarà il leader della nazionale australiana. In difesa il giocatore da seguire è Kye Rowles, centrale classe 1998 e di proprietà degli Hearts. Sarà lui a guidare i suoi lì dietro. In mediana l’uomo chiave sarà Aaron Mooy, centrocampista del Celtic. Anche lui ha un curriculum piuttosto importante, con presenze in Champions e anche in Premier League. Poi la qualità di Hrustic sulla trequarti e uno tra Duke, MacLaren e Boyle come prima punta. A proposito di Martin Boyle, c'è un curioso aneddoto sulla sua convocazione. Nato e cresciuto in Scozia, non ha mai giocato nel campionato australiano. Tantomeno nella nazionale. Come ha fatto a "diventare" australiano all'improvviso? Ci ha pensato Graham Arnold, che in una visita all'Hibernian (squadra scozzese nella quale milita Boyle) ha scoperto dell'esistenza di parenti australiani di Martin. Così è arrivata la chiamata della nazionale, fino all'esordio nel 2018. Tutto nato per puro caso.
La stella dell’Australia: Ajdin Hrustic
Se ci dovessimo soffermare sulle statistiche, uno come lui forse passerebbe inosservato. Spiccherebbero MacLaren oppure Duke. Ma l’apporto di Hrustic a questa squadra è fondamentale. 10 sulle spalle e a lui il compito di dare qualità. 3 gol nelle partite di qualificazione al Mondiale, più tante giocate decisive e grande fantasia al servizio di coach Arnold.
In Serie A, con la maglia del Verona, non ha ancora lasciato il segno. Pochi minuti e nessun gol. Con la maglia dell'Australia, però, la musica cambia. Hrustic sarà il gioiello della squadra di Arnold. Per provare a strappare una qualificazione che resterebbe nella storia.
I convocati
Portieri: Mathew Ryan, Andrew Redmayne, Danny Vukovic;
Difensori: Nathaniel Atkinson, Joel King, Aziz Behich, Kye Rowles,, Milos Degenek, Harry Souttar, Thomas Deng, Bailey Wright, Fran Karacic
Centrocampisti: Keanu Baccus, Jackson Irvine, Cam Devlin,, Riley McGree, (Middlesbrough), Ajdin Hrustic, Aaron Mooy
Attaccanti: Martin Boyle, Garang Kuol, Jason Cummings, Matthew Leckie, Mitch Duke, Awer Mabil, Craig Goodwin, Jamie MacLaren.