“In 3 anni mi ritrovai dall’Eccellenza alla Premier League. E fu incredibile”. Un’ascesa fragorosa. Clamorosa. Da… wow! “Non smetterò mai di ringraziare Di Canio per questo”. Il protagonista di questa storia incredibile si chiama Fabrizio Piccareta, allenatore ligure classe ’65 ora sulla panchina dell’Inter Turku in Finlandia. Una vita contraddistinta dal susseguirsi di molteplici esperienze, la sua. Pensate che “verso il termine della mia carriera da giocatore decisi di dedicarmi anche ad altro aprendo una libreria a Diano Marina. La lettura è sempre stata la mia grande passione oltre al calcio. Divoro libri, nel vero senso della parola. L’ultimo letto si intitola ‘Saper perdere’ di David Trueba”. Non solo. “Sono anche un grande appassionato di musica. Il mio gruppo preferito è un gruppo rock scozzese, si chiamano Mogway”. Mog… che? “Scommetto che non li conosci, cercali su Youtube…”. Seguiamo il consiglio senza batter ciglio.
Ma facciamo prima un rewind nella carriera di Piccareta, giusto per inquadrare il personaggio. Soprattutto visto che da giocatore non fu un professionista, il che rende tutto ancora più straordinario. “Una vita fa ero il capitano della Primavera della Samp con la fortuna di aver avuto come allenatore un Lippi a inizio carriera”. Poi un percorso in squadre dilettantistiche liguri tra le quali Imperia e Pro Sanremese fino a quando “nel ’97 terminai la carriera come allenatore/giocatore e decisi di intraprendere quella da allenatore vero e proprio – racconta in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com -. La mia vita cambiò quando nel 2004 partecipai ad un corso organizzato dall’Inter per il settore giovanile: l’Inter Campus estero. Fu una bella esperienza di vita, visitai molti paesi imparando così l’inglese”. La svolta definitiva nel 2008 quando sempre tramite l’Inter frequentò il corso di Seconda Categoria di Coverciano con “colleghi ex calciatori di un certo livello diventati poi amici come Di Biagio, Di Francesco, Di Livio, Ganz, Pagliuca e non solo. Ma soprattutto Paolo Di Canio”. Eccolo, l’avevamo anticipato.
Tra i due si instaurò un rapporto di amicizia e stima reciproca fin da subito. “Terminato il corso Paolo mi disse: ‘Se un giorno allenerò, ti voglio con me’”. E così fu. Dopochè Piccareta riprese ad allenare nelle serie minori liguri, quando nel 2011 lo Swindon Town in League 2 contattò Di Canio, quest’ultimo non ci pensò due volte prima di proporre al vecchio amico del corso a Coverciano di seguirlo in questa avventura. Start. “Accettai, divenni il suo vice e fu un successo: vincemmo il campionato e arrivammo in finale di coppa. Partimmo bene anche in League 1 ma ci furono poi problemi societari che ci portarono a rassegnare le dimissioni”. Tenetevi forte, è solo l’inizio. Da lì a poco infatti arrivò la chiamata del Sunderland.
Dall’Eccellenza alla Premier: che storia! “Arrivammo a 7 giornate dalla fine con la squadra in caduta libera e con un mezzo miracolo riuscimmo a salvarci. In Premier tutto era ai massimi livelli come organizzazione e serietà: era davvero il massimo. L’esordio avvenne a Stamford Bridge contro il Chelsea di Benitez e fui davvero impressionato dalla velocità abbinata alla qualità Hazard. Allo stesso modo fui colpito da Ozil quando affrontammo l’Arsenal”. La stagione successiva non fu altrettanto ricca di soddisfazioni. Anzi. Dopo 5 giornate ci fu l’esonero di Di Canio e lì finì il loro capitolo insieme in panchina. L’ammirazione reciproca però è rimasta immutata. “Per me Paolo è stato importantissimo e se ho intrapreso un certo percorso lo devo solo a lui. Poi, logicamente, sono stato bravo a lavorare nella maniera giusta perché in caso contrario lui non avrebbe guardato in faccia nessuno nonostante l’amicizia. È un personaggio molto spontaneo e diretto. Molto competitivo visto che in tutto ciò che fa vuole essere il migliore. Come diceva lui ‘anche se faccio il giardiniere’. Mi spiace non abbia più avuto possibilità per allenare”. Non arrivarono più chiamate così 1 anno e mezzo dopo per Piccareta si aprirono le porte del Portogallo come vice all’Olhanense, prima di far ritorno a Genova come allenatore nel settore giovanile della Samp per poi diventare osservatore delle nazionali giovanili. Ma non era quello che desiderava. Aspirava ad altro, a tornar protagonista da allenatore.
Così arriviamo ad oggi. Alla Finlandia. Dove ricopre il ruolo di allenatore dell’Inter Turku. Una squadra nerazzurra che si chiama Inter: due indizi che portano a una prova. “Il richiamo con l’Inter è abbastanza romantico e nasce negli anni ’90. Il figlio del proprietario della nostra squadra in quegli anni giocava nell’altra squadra di Turku, il TPS. Quel club ai tempi giocava in Europa e vinse una partita addirittura contro l’Inter! Il figlio del nostro proprietario però non trovandosi bene nella squadra voleva smettere di giocare e allora il padre decise di creare una nuova squadra a Turku chiamandola Inter Turku con chiari richiami all’Inter proprio per quell’impresa che il TPS fece contro i nerazzurri”. Anche in Finlandia, in un paese dove “l’hockey è più seguito del calcio”, iniziò “come vice fino a quando ad agosto mi diedero in mano la squadra”. Squadra presa in corsa terminando il campionato in nona posizione. Ora la Veikkausliiga è ferma e riprenderà intorno ad aprile. Un altro pianeta rispetto all’Italia. “Ciò che colpisce pronti via è il clima. Quando arrivai a gennaio c’erano anche -13° o -14°. Poi, piano piano si fa l’abitudine. E devo ammettere che il calcio finlandese è molto sottostimato. Si possono trovare diverse situazione a mio parere spesso migliori rispetto al calcio italiano. Alcune strutture farebbero invidia addirittura in Serie A - continua Piccareta -. Noi per esempio al nostro centro sportivo abbiamo 12 campi di cui 10 in erba e 2 sintetici riscaldati. Generalmente il calcio finlandese non ha grandissimo appeal ma se osservatori italiani venissero qui potrebbero trovare diversi giovani davvero bravi. Solitamente dalla Finlandia i giocatori forti vengono poi acquistati in Svezia, Norvegia o Germania. Il livello del campionato invece è molto vario ma direi che generalmente può valere una Serie B italiana. Pensavo fosse un calcio molto più fisico invece mi hanno stupito dal punto di vista tattico”.
L’esperienza in Finlandia però è stata macchiata da un episodio davvero grave. Gravissimo. Il 18 agosto 2017 Turku fu vittima di un attentato terroristico. “In quel momento mi trovavo ad Helsinki in aeroporto ma mia moglie e mia figlia si trovavano a casa. Vivevamo in centro, a due passi dal luogo dell’attentato. Appena venuto a conoscenza di quanto accaduto telefonai loro pregandole di non uscire di casa. Furono giorni difficili per Turku perché un fatto del genere sconvolse una città davvero tranquillissima”. Ora però fortunatamente il peggio è passato. Si torna a pensare esclusivamente al campo. Sognando perché no un domani “di poter tornare ad allenare in Italia, nel mio paese”. Di certo arrestare i sogni di chi è arrivato in 3 anni “dall’Eccellenza alla Premier League” appare quantomeno riduttivo. Forse addirittura impossibile.