Arma-letale, Arma-segreta o Arma in più? Cognome “da attaccante”, come dice lui e capelli ricci inconfondibili. Come fai a scordartelo? Impossibile! Ma poi quel sorriso lì, mettici dentro anche 12/13 gol a stagione. Bomber? No, dai. Magari si offende, Arma in più? Già va meglio. “Con questo cognome qui solo la punta potevo fare. E quanto si divertono quando faccio gol! ‘Oggi sei stata la nostra Arma letale!’, un ritornello fisso. Anche se il mio vero soprannome è Rash”.
Una vita in Lega Pro (e Serie B) – non a recuperar palloni – ma a buttarli dentro la porta avversaria (Ligabue non si offenderà per l’improvvisato remix…). Lui è Rachid Arma, lui è quello che sorride sempre. Menomale! Simpatico come pochi, fiuto del gol e una storia particolare, bella. Sacrificio e passione per inseguire un sogno. “Il Sogno”, con la S maiuscola direbbe lui. “Sono cresciuto in Marocco, poi all’età di 10 anni siamo venuti in Italia perché mio papà lavorava e lavora qui, in fabbrica. Io stesso, finita la scuola, ho lavorato in fabbrica, come operaio. Ero nel settore montaggio dei carrelli elevatori, facevo otto ore di turno, fino alle 17.30 - racconta Arma ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - poi staccavo e andavo al campo di allenamento a coltivare la mia passione, il mio sogno. Giocavo nella Sambonifacese, in Serie D, mi davano solo un rimborso spese ed io, essendo il figlio maschio più grande in famiglia dovevo necessariamente lavorare. Sono stati anni duri, di sacrificio, per me però è stata un’esperienza fondamentale. Mi ha fatto diventare uomo, mi ha fatto capire il valore delle cose. Ti fa capire che se sei un calciatore professionista, il lavoro che fai devi tenertelo stretto perché non è minimamente paragonabile con lo stare in fabbrica otto ore…”.
Storia maestra di vita, lo diceva Cicerone. E’ il motto di Rachid, detto Rash, ragazzo umile, semplice. Tanta provincia, tanti gol. E quei capelli lì che facevano impazzire tutti i tifosi, ma soprattutto le tifose eh… “Sì (ride), quando quest’estate me li sono tagliati mi hanno scritto tutti i miei amici, incazzati mica poco. Ora me li sto facendo ricrescere dai”.
Il calcio e poi un hobby speciale… “Mi piace tantissimo pescare. Infatti un altro soprannome è attaccante pescatore. La pesca mi fa riflettere, lì sei solo tu e il mare. Bellissimo. L’anno scorso a Pisa vivevo a Tirrenia, avevo il mare davanti. Qui, a Reggio invece a quanto pare il mare non c’è (ride), ma appena torno in Marocco mi metto subito al lavoro”.
Ora la Reggiana, Lega Pro, 9 gol in 25 partite. Non male! Ma Arma non è poi così soddisfatto: “Letale mica tanto quest’anno! Le stagioni passate di questi tempi ero già a 12/13 reti. E’ un’annata un po’ così, c’è da dire anche che il nostro è un girone difficile. L’obiettivo sono i play-off, il sogno? Quello di tutti, la Serie A”. Che segui molto attentamente… “Sì, per due motivi. Intanto perché sono un grande tifoso del Milan, a casa ho la maglia di Pippo Inzaghi e quando posso vado a San Siro. Poi perché mi ispiro a Luca Toni. Mi è sempre piaciuto: vive per il gol e soprattutto gioca con l’entusiasmo di un bambino”.
Quella Serie A che diversi anni fa hai sfiorato… “Non mi ci far pensare, ride. Quella partita decisiva contro il Brescia, quando io giocavo nel Torino! Quel gol buono che mi hanno annullato e che ci avrebbe potuto regalare la promozione in A! Per due giorni non sono riuscito a dormire. E’ stata una bella botta, sì. Torino comunque è una piazza fantastica, lo stadio è sempre pieno. Torino è granata e se ci giochi te ne rendi conto ancor di più”.
Ricordi, sogni nel cassetto, una bella storia. Eccolo Rachid Arma…Letale, in più, segreta davvero non importa. Anche perché la sua Arma migliore è un’altra: l’umiltà. Oltre ai capelli, ovviamente, sennò gli amici si arrabbiano…