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Data: 21/11/2019 -

La scalata alla A e quel gol salvezza: Argilli racconta il grande Siena

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Per la Siena del pallone Stefano Argilli è un monumento. In bianconero quasi dieci anni, più di 200 presenze e qualche gol che da quelle parti non dimenticano. Nella settimana del 115esimo compleanno della Robur ci ha raccontato di quella storica scalata partita dalla C nel 1999 e culminata con la prima storica promozione in Serie A del suo Siena, nel 2003.
 

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L'inizio della favola di Argilli

Dopo il terzo infortunio al crociato, nel 2002, mi dissi ‘Io mi fermo qui, basta’ ”. Sarebbe stato l’errore più grosso della carriera di Stefano Argilli, quinto giocatore di sempre per presenze con la maglia del Siena. Mercoledì all’evento per festeggiare il 115esimo compleanno della Robur c’era anche lui: nel 2014 è tornato in società, oggi allena la Berretti ed è Responsabile dell’area tecnica del settore giovanile bianconero. Ma un tempo era l’anima di quel Siena che fra ’99 e 2003 scalò tre categorie, dalla C alla A. “Avevo 29 anni, non potevo sopportare un altro infortunio del genere, per due giorni pensai di smettere”. Sono l’amore del popolo e la riconoscenza della società a fargli cambiare idea: “Mi fecero sentire importante…allora decisi di rimettermi sotto. Poi di fatto fu la squadra a portarmi in Serie A, era una rosa strepitosa”. Ha la voce di chi sa di aver fatto la scelta giusta, in quel momento gli è cambiata la vita: “Quando sono rientrato i tifosi mi hanno fatto uno striscione lungo tutta la gradinata…e pensare che il mio desiderio era quello di smettere. Mi sarei perso la parte più importante della mia carriera, la Serie A. Arrivarci a 30 anni poi, dopo centinaia di partite fra Serie B e Serie C, è ancora più bello”. 

Già perché la storia di Argilli, come quella di quel Siena che nel 2003 fu promosso per la prima volta in Serie A, inizia qualche anno prima. Proprio dalla Serie C. La chiamata dei bianconeri arriva nel ’96: “Ai tempi loro facevano la C1, ma senza troppe velleità di promozione”. Un po’ come Stefano, che a 23 anni giocava al Rimini in C2. L’impressione è che in quel momento gli bastasse quella vita lì: “Io non ero un giovane talento, era già un grande successo essere arrivato in prima squadra al Rimini. A 23 anni non sei più un ragazzino…la Serie A era utopia”. 

Fatto sta che accetta e con quella squadra, quattro anni più tardi, si ritrova in Serie B: a Siena non succedeva da cinquant’anni. Per la città è già un sogno che si realizza: “Ci sembrava di toccare il cielo con un dito”. I punti di riferimento sono lui e Mignani - in due quasi 500 partite con la stessa maglia addosso - ma in quel Siena, negli anni in B, passano anche tanti ragazzini di talento: tra cui Pinga, Jeda, Balzaretti, Tiribocchi e Rodrigo Taddei

La B è un sogno, tanto che per due anni di fila Siena festeggia due salvezze storiche. Ma nel 2003 non è tanto un sogno, quanto un’utopia a diventare realtà. Primo posto in B, con Tiribocchi che ne fa 16 in un anno, e delirio: Serie A, per la prima volta nella storia del Siena. 

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Dalla C alla Serie A: la scalata bianconera

Per Argilli e per il Siena è la stessa pazza storia: due anni prima festeggiavano la B come un mezzo miracolo, ora si ritrovano in Serie A. E il primo gol di Stefano, in Serie A, è un’altra bella storia. Contro il Brescia di Baggio…dieci anni prima uno giocava in C2 a Rimini, l’altro era già Pallone d’Oro: “Non doveva nemmeno giocarla quella partita, era reduce da un infortunio…tutti pensavano che non fosse al massimo”. Morale? “Ci segnò una doppietta”. Poco male: “Giocarci insieme, anche se contro, è stato bellissimo. Pensa che io feci anche un bel gol, in mezza rovesciata…poi perdemmo, ma il gol resta”. 

Già, “il gol resta”, così come resta quello a San Siro al Milan di Ancelotti: “Segnai il momentaneo pareggio. Poi feci anche il centesimo gol di Sheva in A, quel pallone glielo deviai io in porta…la considero una mia doppietta”. Sorride, ricordi indelebili. Ma il frame davvero incancellabile nella memoria dei tifosi è un altro: minuto 81 di un Siena-Atalanta del 2005, ultima giornata: “Per salvarci dovevamo vincere per forza. Loro ci fecero soffrire fino alla fine… poi la sorte ha voluto che il gol salvezza lo segnassi proprio io”. Controllo di petto e destro, schiacciato, all’angolino. È fatto così lui, un po’ grezzo con la palla ma comunque capace di arrivare al cuore dei tifosi. 

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Argilli salva il Siena ma il Siena non salva Argilli. “Non pensavo sarebbe stata l’ultima volta con quella maglia. Era stata la mia migliore stagione in assoluto, giocai tutte le ultime partite, le più importanti. Ero in scadenza di contratto, ma col Siena non era mai stato un problema…ero tranquillo. Poi però cambiarono tante cose in società…il direttore sportivo, il gruppo di giocatori…fu amaro”.  Ricomincia dalla B, poi tornerà in A. Ma la parentesi più bella della sua carriera si è già chiusa. Lo sa bene Stefano, che al Siena e a quel gruppo deve tutto: “La società aveva capito che eravamo uomini di cui fidarsi, noi facevamo sempre parte della rosa del Siena, indipendentemente da tutto il resto. Quando una squadra individua delle persone di valore, aldilà anche delle qualità da calciatori, deve tenersele strette”. Questa fu la forza di quel grande Siena: uomini di cui fidarsi, persone di valore. E Stefano Argilli era esattamente questo.

Di Lorenzo Del Papa



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