Venezia ti accoglie con la sua quiete e tranquillità, le sue sfumature tenui e accese che necessitano di passione per vivere ed essere vissute. Contraddizioni che nell’unicità di questa città (e di questo club) trovano una armonica conciliazione. “Vedo Venezia come una realtà moderna con una visione nuova che porta in sé tutta la sua storia e i suoi colori. Un progetto ambizioso con all’orizzonte la volontà di portare il club verso un calcio di alto livello”. Lo sguardo del ds Filippo Antonelli è diretto proprio lì, verso quegli orizzonti di una “isola” che con il suo mare, il suo fascino e la sua atmosfera impressionista è un po’ la città del “futuro”. In Lei l’innovazione si innesta nel solco della storia. Un binomio che è immagine della visione dello stesso club: “Progettare e costruire. Vogliamo che Venezia diventi un riferimento, creando il giusto mix tra la tradizione del calcio italiano e i valori di una società straniera”.
E il ds nel suo unire esperienza e novità e nel suo sguardo prospettico sembra esserne l’immagine e l’artefice perfetto. Dopo 12 mesi a parlare sono i risultati. Nel suo (importante) passato ci sono il Monza di Berlusconi e Galliani, i nomi di Carlos Augusto e Colpani. Nel suo presente e futuro, intimamente legati nel suo essere direttore, il Venezia. Dalla zona retrocessione al secondo posto a -2 dal Parma capolista, nel mezzo i playoff conquistati: un anno di Filippo Antonelli in Laguna.
Orgoglio e motivazione
Il ds Filippo Antonelli risponde dall’estero: “Il freddo si sente”. È appena sceso da un taxi “Partiamo”. Nel corso della chiacchierata tornano spesso dei concetti: fame, motivazione, appartenenza. Significati e principi che hanno sancito uno spartiacque. La loro assenza i motivi per cui stravolgere. La loro ricerca la base da cui (ri)partire. “L’ambiente era scarico, senza determinazione”. Una la strada: “Voltare pagina, un cambio radicale”. Riavvolgiamo il nastro. Nel novembre scorso arriva la chiamata del Venezia: “Ero a Monza da quasi 8 anni, avevo la sensazione di dover iniziare una nuova avventura”. Decisivi Duncan Niederauer e i suoi collaboratori: “Un progetto familiare dove avrei potuto coltivare una visione non soltanto sportiva, ma più generale da manager”. Chiaro il messaggio del presidente: “Voglio una persona giovane che abbia anche esperienza”. Con un’idea ben precisa: “Costruire”.
Costruire
“Il primo mese è stato interlocutorio per capire cosa non andasse. Anche perché si parlava di una società che aveva investito molto”. Le motivazioni, perché senza quelle è difficile camminare: “C’erano molti ragazzi poco convinti”. La svolta: “Dopo la sconfitta in casa contro il Sudtirol con Vanoli maturiamo la scelta di voltare pagina”. Cambiare. “Devo ringraziare la proprietà, Molinaro e l’allenatore per aver assecondato questa mia decisione. Uno stravolgimento della rosa che ci ha permesso di svoltare”. Perché a volte c’è bisogno di una rivoluzione. Una rivoluzione gentile e ragionata. Recuperare stimoli, coltivare un senso di appartenenza: “È ciò che deve esserci in ogni giocatore. Non sono il gesto o l’errore tecnico che fanno il calciatore, ma l’atteggiamento che ha e come reagisce”.
Modello Venezia
E da quel 4 dicembre 2022, giorno dell’ufficialità dell’arrivo di Antonelli a Venezia, è il sistema a essere cambiato. Più coerente alla visione e al progetto targato Duncan Niederauer. Uno stravolgimento sul mercato, la paura di retrocedere, i playoff: “Ne ero consapevole. In me e in Vanoli c’era la volontà di seguire le nostre idee. Se avessimo sbagliato, l’avremmo fatto seguendo i nostri principi e le nostre decisioni”. Fondamentale il legame con l’allenatore: “Un rapporto fondato sulla stima e sulla collaborazione. Motivazioni e visioni comuni. Con Vanoli c’è un confronto quotidiano. Va dato merito alla proprietà per aver saputo puntare sulle persone giuste”. Giovani, competenti: Antonelli e Vanoli e la forza delle idee. Simboli di ciò che il Venezia è e vuole diventare: un modello. Un’ambizione sana e razionale perché fondata sull’umiltà e la lungimiranza. Anticipare, ma con intelligenza e studio. Cosa ben diversa dall’affrettare. Perché ogni successo ha bisogno del suo tempo.
Appartenenza
Testimone fedele dell’importanza del percorso fatto in questo anno è il legame ricreato con i tifosi: “Ci teniamo molto. Il territorio e i suoi cittadini sono una risorsa di questa società. Questa società vuole essere ambasciatrice di Venezia nel mondo, senza dimenticarsi mai del locale e della storia della città. Attaccamento, affetto e presenza: negli ultimi vent’anni mai cosi tante persone sono venute al Penzo”. Con e per la gente, come con il rinnovo di Pohjanpalo, firmato tra le strade della città: “Ha sposato il Venezia e la città di Venezia. Il suo rinnovo è figlio di una sua grande motivazione verso questi colori. Bisogna ringraziare anche il suo agente”.
Sui prossimi rinnovi: “Abbiamo sistemato i contratti di Pierini e Candela. Controlliamo le situazioni di Bjarkason e Svovoda che sono in scadenza e di altri giocatori come Tessmann che hanno scadenze più lunghe. C’è la volontà di andare avanti insieme. Cercheremo di creare quell’asset di giovani calciatori che possano costituire un valore futuro per questa società. Venezia non deve essere un punto di arrivo bensì di inizio della loro carriera”. Creare le basi per il futuro. Una certezza, il presidente: “Mi ha fatto molto piacere vederlo in Curva Sud con i tifosi. Se lo merita, ha fatto tanto per il Venezia e continuerà a farlo. La mia volontà è stargli vicino e consigliarlo per il bene suo e del club”.
Ricordi
Nel suo passato gli anni a Monza con la scalata dalla D alla A. I ricordi con Berlusconi: “Mi ha insegnato tanto. Mi ripeteva che ‘Chi ci crede vince, chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli’. La visione vincente e positiva non ti deve abbandonare mai”. E Galliani: “Un altro maestro. L’ho sentito l’altro giorno. Ero con Julio Cesar a Lisbona e mi ricordava di quando portammo a Monza Ronaldo Camará, un ragazzo del Benfica”. Pronta la battuta di Galliani: “Vedi, io prendevo Ronaldo il fenomeno, tu Ronaldo Camará”.
Diversi i talenti portati in Brianza. Carlos Augusto: “L’ho seguito tantissimo e ho insistito tanto con Galliani”. “Ma Filippo perché dobbiamo prendere un terzino brasiliano?” “È forte Dottore”. “Allora prosegui”. Negli ultimi mesi l’arrivo all’Inter e l’esordio con il Brasile: “Ricordo che mi interfacciai con Mancini che voleva parlare con il ragazzo. Ma Carlos disse che voleva i verdeoro. Non aveva ancora giocato in A col Monza e aveva già nella testa di arrivare in Nazionale”. E poi Di Gregorio e Colpani: “Il primo volevamo prenderlo già ai tempi della C a Renate. Colpani ce lo propose Tinti e nel Trapani stava facendo bene. Io espressi un parere positivo. A Galliani piacque proprio l’idea di prenderlo e fu bravissimo nella trattativa con l’Atalanta. Berlusconi ne era innamorato”.
Ma ora lo mente torna al presente. Il Venezia rispecchia… Venezia. La tradizione unita all’innovazione. Il rispetto della storia e della classica bellezza con uno sguardo al futuro. I giovani, le idee, senso di appartenenza e passione per una nuova pennellata nell’orizzonte impressionista della Laguna.
Tre colori su tutti: una marea ArancioNeroVerde. “Non mollare perché…” riecheggia nel cielo sopra il Penzo. “Una visione proiettata al futuro, senza dimenticare il presente”. Il Venezia di Antonelli, 12 mesi dopo.