Uno staff nuovo, in costruzione. Antonio Conte sorprende a Napoli, dove non porta solo Oriali, ma anche due nomi inaspettati: Mauro Sandreani ed Elvis Abbruscato. Una figura esperta, la prima; una che vuole crescere, la seconda. E pensare che da attaccante, quando giocava, Abbruscato era destinato a diventare un crack: un attaccante di quelli moderni, di movimento in grado di segnare. Tanto che il suo passaggio nell’inverno della stagione 2005-2006 dall’Arezzo al Torino fece parecchio scalpore.
Bisogna riavvolgere il nastro di molto indietro. Il Torino era in Serie B, era appena risorto dalle ceneri del fallimento e a guidarlo c’era al suo primo anno Urbano Cairo. Entusiasmo a mille, la squadra allenata da De Biasi e costruita in sette giorni già lottava per la Serie A. Ma serviva un colpo per consolidare l’attacco e non solo: il nome esperto che si decise di prendere fu quello di Vryzas (greco, ex Perugia); quello emergente fu Abbruscato. Una scommessa carissima.
La trattativa con l’Arezzo, di cui Elvis era capitano e goleador (47 gol in 103 partite in due stagioni e mezzo, tra C e B) non era facile: aveva già realizzato 10 reti in campionato, era giovane, 24 anni, e non si poteva sacrificare così facilmente. Arrivò dopo un tiramolla estenuante: 5 milioni di euro, una cifra quasi record che proprio in quelle settimane andava a eguagliare la spesa per un altro giocatore emergente. Non uno proprio a caso: Antonio Cassano, che a gennaio si era trasferito dalla Roma al Real Madrid proprio per 5 milioni. Boom.
L’esperienza a Torino non fu però facilissima: nel primo semestre, Abbruscato era riuscito a realizzare solo 4 gol, contribuendo comunque a raggiungere la promozione in Serie A. Poi un’annata complicata nel 2006/2007 in granata (3 gol), quindi una serie di prestiti tra Lecce e Chievo Verona prima di salutare il Torino a titolo definitivo nel 2010 per andare al Vicenza. In granata, Abbruscato non ha brillato, ma dopo altri sei anni di carriera (non solo Vicenza, anche il Pescara in A, quindi la Cremonese e la Feralpisalò in C) era arrivata la decisione di smettere. Per studiare.
Subito, nel 2016 e poche settimane dopo l’addio al calcio giocato, era arrivata la chiamata nella “sua” Arezzo (è di Reggio Emilia, ma la Toscana lo ha adottato) come allenatore della Berretti. Quindi, il corso a Coverciano, un’esperienza in Federazione e, un anno fa, la chiamata come allenatore della Primavera del Mantova.
Ora, è arrivata quella di Conte: era con lui a Castel Volturno nella prima giornata napoletana del nuovo allenatore. Ad Arezzo si sono sfiorati: Abbruscato era andato via a gennaio 2006, Antonio è arrivato nell’estate successiva per vivere la sua prima esperienza in panchina. Ah, per la cronaca: ad Arezzo Conte era stato esonerato per Sarri, per poi essere richiamato. Sarri a Napoli ha avuto la sua storia. Quella di Conte deve cominciare. Con entusiasmo, e una scommessa in più nel suo staff.