Barranquilla, Colombia, barrio Santodomingo de Guzmàn. L’ennesimo pallone che si infrange contro il vetro di una finestra, un bambino magrolino che scappa sorridendo, suo papà che provvederà pagando l’ennesima riparazione. Potrebbe chiamarsi semplicemente felicità, anche senza conoscerne l’epilogo. Lo è, a maggior ragione, se coincide con l’inizio di una storia che stasera, tanti chilometri lontano da Barranquilla, scrive il capitolo più fresco ma certamente non l’ultimo.
Il protagonista è Rafael Santos Borré, anni 21, attaccante del Villarreal, che stasera ha segnato i suoi primi due gol in Liga, nel successo esterno del sottomarino giallo in casa dell’Osasuna (1-4). Aveva segnato anche all’Olimpico lo scorso giovedì, in Europa League, nella pur inutile vittoria degli spagnoli contro la Roma. Insomma, la Maquina si è accesa: a Vila-real ne parlano davvero bene, lui risponde sbattendosi in ogni lato del campo e adesso anche segnando. Ecco perché maquina: ad un fisico non esattamente imponente (è alto 174 cm) fa da contraltare la sua mobilità.
Un fisico che non è tanto cambiato da quando era bambino e rompeva i vetri delle finestre di Barranquilla a pallonate. A pagare per ripararli, come detto, papà Ismael, che dopo la separazione con la madre naturale di Rafael lo portò con sé Valledupar. Lì Rafael instaura un ottimo rapporto con la nuova compagna del padre, Ana Madera, che diverrà per lui una sorta di seconda mamma. Tra un vetro rotto e l’altro, il padre comincia a introdurlo al mondo del calcio: suo figlio diventerà un calciatore, lui lo sa e non sbaglia.
Dal primo allenatore dell’istituto Loperena, dove è il più decisivo tra tutti i bambini anche quando entra dalla panchina, fino alla prima scuola calcio, la Neogranadinos-Reniforte: è il nome della sua prima scuola calcio. Sarà Henry Peralta a farlo conoscere ad Augustin Garizabalo, che in Colombia un talent scout che può vantare la scoperta di un paio di profili abbastanza interessanti, come Muriel e Cuadrado…
E’ il 2010 l’anno turning-point per Rafael Borré. Garizabalo infatti lo segnala al direttore del settore giovanile del Deportivo Cali, che lo prende per uno stage di venti giorni. Inizia la sua “carriera” così, quando in fondo ha solo 15 anni. Poi, 43 gol in due anni, anche se non nella “Serie A” colombiana, ma con la squadra B del Deportivo Cali. In prima squadra, in totale, saranno infine 14 i gol in 33 presenze. A vent’anni la chiamata europea arriva da Madrid, sponda Atleti. Un nuovo anno in prestito ancora al Deportivo Cali, poi il ritorno in rojiblanco e ancora un prestito, al Villarreal, nel 2016.
Non sono più le finestre a rompersi, ma le reti a gonfiarsi. Da Barranquilla al Madrigal, adesso stadio della ceramica: più difficile rompere quella, ma non ditelo alla maquina. C’è un nuovo colombiano che vuole prendersi l’Europa.