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Iran, un ko… da applausi. Storia di una partita da ricordare

Un match storico per la banda di Queiroz, questa sconfitta contro la Spagna. Per la prestazione offerta in primis ma anche per tutto ciò che ha portato con sé

Tutti si aspettavano la Spagna vittoriosa sull’Iran. E così è stato. In pochi però si sarebbero aspettati che la Roja avrebbe terminato il match con più dubbi che certezze. Un po’ per demerito della squadra di Hierro ma soprattutto per la prestazione dei ragazzi di Queiroz. E con tanto di recriminazioni da parte di quest’ultimi, sì. Non può essere altrimenti dopo un ko arrivato appena per 1-0 grazie ad un gollonzo di Diego Costa senza subire grossi pericoli. Giocandosela con i propri mezzi creando barricate anni ’80 che, se non hanno reso sterile la Spagna, poco ci è mancato. Ma che male c’è a sfruttare le proprie armi migliori quando si è nettamente inferiori agli avversari? Rispondiamo noi: nulla. Tanto da ricevere i complimenti di un certo Alex Del Piero, piacevolmente sorpreso dal Tim Mellí.

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Nessuno l’avrebbe mai pronosticato, se non Queiroz stesso. Ma attenzione: nulla è ancora compromesso. Anzi. Si giocheranno tutto contro il Portogallo nell’ultimo match del Girone B grazie alla vittoria contro il Marocco avvenuta al primo round. Chi l’avrebbe mai detto. Soprattutto considerando come la spedizione non fosse iniziata proprio sotto una buona stella, anzi… Pensate che diversi giocatori sono stati costretti a comprare gli scarpini da gioco in un negozio vicino al campo di allenamento visto che Nike non aveva potuto fornirli a causa delle sanzioni inflitte dagli USA contro Teheran. Una situazione che ha mandato su tutte le furie ct e giocatori stessi. Senza considerare come nessuno volesse disputare le amichevoli pre mondiali contro l’Iran. O almeno questa è stata l’impressione. Prima si è tirato indietro il Kosovo, poi la Grecia, alla quale sono stati chiesti anche i danni. La partita si sarebbe dovuta disputare ad Istanbul ma, a causa delle tensioni in corso tra Grecia e Turchia, il match non è mai iniziato. Così alla squadra di Queiroz sono toccate due amichevoli ‘di rincalzo’ contro Turkmenistan e Turchia B: non proprio il massimo in vista di una competizione come il Mondiale, per dirla con un eufemismo.

Comunque andrà a finire però questa partecipazione a Russia 2018 – quinto mondiale giocato dal Tim Mellí nella sua storia – la partita contro la Spagna rimarrà negli annali. Per sempre. Innanzitutto perché, per la prima volta dalla Rivoluzione Islamica del ’79, le donne iraniane hanno avuto il via libera per accedere all’Azadi Stadium di Teheran dove, per l’occasione, era stato collocato un maxischermo per seguire la partita. Niente travestimenti per potervi accedere ma solo bandierine dell’Iran disegnate sulla guancia. Si vocifera siano stati venduti addirittura più di 10 mila ticket per questo storico evento, verificatosi forse anche grazie alle proteste avvenute sugli gli spalti in occasione del match contro il Marocco con striscioni in favore dei diritti delle donne soprattutto per quanto riguarda l’accesso agli impianti sportivi, con tanto di hashtag #nobarforwoman.

Poi, per la capriola a mo’ di catapulta eseguita al momento di battere una rimessa laterale al 94’ nei pressi dell’area di rigore spagnola da parte di Milad Mohammadi, difensore dell’Akhmat Grozny nella vita di tutti i giorni. Ci ha pensato seriamente, l’ha fatta, poi ci ha ripensato. In ogni caso, non è stato protagonista proprio di un gesto usale. In quanti si saranno domandanti “ma che cosa sta facendo?”, per dirla con eleganze.

Infine, nessun iraniano presente alla Kazan Arena, senza contare gli spettatori da casa, potrà mai dimenticare l’emozione vissuta e l’esultanza beffarda al momento del pareggio – poi annullato per fuori gioco – di Taremi, che a 10’ dal termine ha avuto anche un’altra occasione purtroppo per lui non sfruttata.

Ma vi immaginate l’entusiasmo per le strade di Teheran? Lacrime di gioia tramutatesi in men che non si dica in lacrime di amarezza. Proprio come quelle dei giocatori dell’Iran al triplice fischio. Perché loro per primi, dopo una prestazione così, avevano realizzato che forse ce l’avrebbero potuta davvero fare. Forse un domani gli 11 di Queiroz racconteranno ai propri nipoti di aver sfiorato l’impresa contro la Spagna. Una Roja che tutti si aspettavano vittoriosa ma non certo con una fatica così. Di fronte ad un Iran non da applausi, di più.