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“Io, figlio di Scampia”, a tu per tu con Mandragora: “La salvezza col Crotone, la Juventus, i miei sogni. Dicevano fossi gracile…”

Il ricordo dei pomeriggi trascorsi sui campi in terra battuta a Scampia è vivo più che mai nonostante da allora siano passati diversi anni, così come i sacrifici fatti inseguendo giorno e notte un pallone. Il sogno di una vita divenuto realtà. “Perchè a volte la testa e le motivazioni ripagano più del talento, servono lavoro e sacrificio. Io mi sento un figlio di Scampia: io, così come altri sportivi, siamo la testimonianza che in questo quartiere non esiste solo quel lato brutto di cui parlano tutti, ma c’è anche tanta brava gente che ogni giorno con umiltà, dedizione e sacrificio porta avanti le cose importanti della vita”, racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com Mandragora. E’ lì, a Scampia, che il piccolo Rolandino è cresciuto, ‘costretto’ a diventare grande troppo in fretta, perchè certi treni nella vita passano una sola volta. E quello di Mandragora ha i colori rossoblù del Genoa: “E’ stata la prima squadra che ha creduto in me e che ringrazierò sempre, a 14 anni sono andato via da casa per inseguire un sogno, non è stato facile lasciare la famiglia e gli affetti”. Così come non lo è stato superare le prime delusioni che la vita gli ha messo davanti: “Molti club mi scartavano perchè ‘troppo gracile’, la giustificazione era sempre questa, ma io non mi sono mai arreso. E oggi non c’è soddisfazione più bella di aver fatto ricredere quelle persone che in passato non hanno creduto in me”, racconta il centrocampista oggi al Crotone.

Crotone e una salvezza da protagonista

Già, perché Rolandino oggi è diventato grande. Il Genoa, la Juventus, un presente che si chiama Crotone e una salvezza come unico obiettivo nell’immediato: “I ragazzi che erano presenti qui lo scorso anno mi hanno raccontato della salvezza: impresa storica per la squadra, per la società e per questa città. Il mio sogno è salvare da protagonista il Crotone in questa stagione, non penso ad altro, lavoro duro solo per questo”, racconta Mandragora. Che della formazione calabrese è diventato un punto fermo, insostituibile: “Dopo l’infortunio era importante trovare continuità e in questa stagione ci sono riuscito. Io sono felice del momento che sto attraversando ma lo sarò del tutto solo se riusciremo a centrare la salvezza. Dobbiamo far sì che questo sogno diventi realtà per noi e per la gente che ci sostiene ogni domenica e ci dà una spinta speciale”, prosegue Mandragora. Occhi svegli, idee chiare, ma piedi ben saldi a terra: “Come festeggiare l’eventuale salvezza? Pensiamo prima a centrarlo questo traguardo. Io non sono tipo da tatuaggi, non ne ho nessuno in corpo, ma qualcosa con i miei compagni eventualmente ci inventeremo…. Nello spogliatoio c’è un bel rapporto, con il mister ci troviamo bene, stiamo bene insieme tra compagni. Crotone è un bellissimo ambiente. Fuori dal campo? C’è il mare! E, per un ragazzo del Sud, non si può chiedere di più…”, aggiunge Mandragora.

La Juventus, l’infortunio e il futuro

Una salvezza da conquistare da protagonista con il Crotone e un futuro che passa dalle mani della Juventus, squadra proprietaria del cartellino del centrocampista classe 1997. “Arrivare in bianconero è stato un traguardo importante, averlo fatto da giovanissimo è un punto di partenza. Purtroppo nell’anno che ho vissuto alla Juventus non ho avuto modo di mettermi in mostra per l’infortunio che mi ha tenuto ai box per 9/10 mesi: ho subito una doppia operazione, ma in quel momento buio la società e tanti compagni mi sono stati vicino”, racconta Mandragora. Che però una gioia in maglia bianconera l’ha avuta, forse la più grande della sua carriera in questo momento: “Ho fatto quello l’esordio allo Stadium, proprio contro il Genoa, il coronamento di un sogno. Esordire così giovane è stato un onore, ma anche una grande responsabilità: nella mia mente so benissimo che deve essere solo un punto di partenza. Mi sono allenato con fuoriclasse straordinari nel mio anno in bianconero e sono rimasto stupito dalla determinazione che mettono ogni giorno in allenamento, sembrano 18enni pronti all’esordio: allenarti con campioni del genere ti aiuta a migliorare. Modelli? Pjanic, Marchisio, Khedira”, ammette Mandragora.

Sogni, famiglia e… PlayStation

Obiettivi ben chiari in mente, nessuna esitazione, Mandragora chiude gli occhi e guarda in avanti, ai sui desideri per il futuro: “Giocare da protagonista in serie A e fare l’esordio in Nazionale maggiore”. E fuori dal campo, invece, chi è Rolando Mandragora? “Un ragazzo semplice, che pensa alla famiglia, alla fidanzata e… alla PlayStation”, sorride. Gioco preferito, nemmeno a dirlo: “Calcio, calcio e ancora calcio. Quando ci sfidiamo con i miei compagni, se non giochiamo con i top club, scelgo il Crotone”. La squadra che Mandragora vuole portare alla salvezza da protagonista in campo. E non solo con un joystick in mano.