Inzaghi, dal poker all’OM al sogno in panchina: rivivi la tua vita con un click
E se vi domandassero di “rivivere la tua vita con un click?”. Primo pensiero: “Sai che bello?”. Ci hanno fatto un film, Adam Sandler protagonista. Divertente. Ammettetelo però, ai titoli di coda l’avete pensato tutti: “Se potessi rivivere un momento della mia vita quale sceglierei?”. Telecomando, click, pausa, menù a tendina. Adolescenza, infanzia, lavoro, carriera. Ognuno ha il suo. E quello di Simone Inzaghi? Chissà. Ma proveremo a indovinare: data impostata al 14 marzo del 2000, esattamente 17 anni fa. Roba che l’Iphone era un’utopia e i social network un’idea nascosta. Altri tempi. Ma… abbiamo indovinato? Forse sì dai, riprendendo vecchie interviste: “E’ stata la serata più bella della mia carriera”. Poker al Marsiglia in Champions League, il primo – ed unico – italiano a realizzare 4 reti in una sola gara. Meglio di Van Basten: “Incredibile, chi l’avrebbe detto. E pensare che avrei potuto segnare molto di più…”. Colpa di un rigore sbagliato e qualche occasione sciupata. Era già maniacale, Simone: “Quasi mi dispiace non aver segnato il quinto!”. All’epoca era ancora “il fratello di”. Inzaghino e non Inzaghi, nell’ombra di un Superpippo a cui è sempre stato legato: “Filippo e i miei genitori saranno sicuramente stati davanti alla tv a tifare per me”. Chiaro, scontato. Come quando mamma Marina portava i sughi a entrambi quand’erano in prestito, in giro per l’Italia. Come a Bergamo, inoltre, dove i due fratelli vivano insieme (era il 1997, Simone giocava al Lumezzane e Pippo con l’Atalanta). Altri tempi, altre storie. E altri record: Inzaghi è il miglior marcatore della Lazio nelle Coppe europee con 20 gol. Click, menù, basta uno sguardo al palmarès.
Rewind d’obbligo. Click, menù, giorni d’oggi. Perché ricordare quel giorno proprio ora? Semplice: perché la vita di Inzaghi è cambiata, forse in meglio. Allena la “sua” Lazio e sta disputando una grande annata. Alcuni, dopo averlo visto in panchina, “sono rimasti sorpresi”. Non se l’aspettavano. “Guardatelo dai” – dicevano – “era un giocherellone”. E invece non l’hanno capito. Altro rewind: ai tempi del Piacenza, a 14 anni, sapeva già le caratteristiche dei giocatori che avrebbe dovuto affrontare, preciso e puntale. Qualità degli Inzaghi. Ora mette in pratica i frutti del suo lavoro: “Rivedo sempre le partite”. Quarto posto e sogni d’Europa: “Orgoglioso del mio gruppo”. Ma anche del caso e della sorte, che in estate gli hanno dato una mano. Altro click, rewind fino a luglio: Bielsa non arriva a Fiumicino, Inzaghi è in vacanza e viene richiamato: “Accetti?”. Accetta. Firma il contratto in una notte d’estate, a Formello, col suo staff di sempre. E pensare che era tutto fatto con la Salernitana. I casi della vita e del destino. Dopotutto, possiamo anche parlare di “rivincita”. Perché diciamolo, la carriera di Simone Inzaghi – da calciatore – non è paragonabile a quella del fratello. Sfortuna? Anche, forse soprattutto. Una sfilza di problemi fisici ad affossarne la crescita, il pregio di aver fatto una stagione ad altissimo livello con la Lazio (1999/2000) e altre in chiaroscuro, dal rigore sbagliato col Torino tentando il cucchiaio agli infortuni. Qualche rimpianto in passato, ma il presente è un’altra storia. Allenatore di una Lazio in forma: “Un sogno”. Come quei 4 gol rimasti tra i “click” della sua vita.