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Inter a tutti i costi: Asllani, il gol e quei consigli di Brozo e Calha…

Con Calhanoglu fuori per infortunio, Inzaghi ha affidato la regia dell’Inter ad Asllani, che si è dimostrato pronto

Ci eravamo fermati a un colloquio. Anzi due: «Ma tu sei veramente così?», gli aveva detto Ausilio. «Guarda che hai una mentalità pazzesca», gli faceva eco Lukaku. A distanza di un anno è cambiato molto, ma quei giorni lì, per Asllani, sono stati tutto. Puntate di una serie tv (non telenovela, perché di drammi, qui, non se ne contano proprio) che ora si fermano a quel sorriso grande così al gol segnato contro il Genoa. Il suo primo in nerazzurro.

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La lezione di Calhanoglu e Brozovic

Qui non si parla di statistiche, anche se questa è LA statistica. Qui si parla di fatti e di storie. Quella di Asllani è di un ragazzo che dall’Albania è arrivato in Toscana, ha capito che il calcio sarebbe stata la sua vita e sta facendo di tutto per legittimare quel sogno. Dubbi sull’Inter? Nessuno. Anche quando non giocava. Anche perché con quei maestri lì, una panchina può valere anche più di una partita.

Sul periodo pre Inter, basta leggere questo vecchio articolo (clicca qui). Sull’ultimo anno e mezzo, invece, bisogna soffermarsi di più. Partiamo da due nomi: Brozovic e Calhanoglu. Diversissimi, ma fondamentali. Il primo ha un carattere spigoloso, il secondo meno. Sulla qualità: poco da dire. «Dacci retta», gli dicono. E lui si mette lì: li osserva, li ascolta. E per lui diventano davvero dei maestri. Qualcosa impara: perché se a 21 anni, con 503’ di campo, riesci a fare due assist e un gol, qualcosa vorrà anche dire.

 

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Ma questo è un dettaglio. Perché poi c’è altro. Per parlare di Asllani bisogna pensare soprattutto a quello che fa fuori dal campo. Cosa? Niente. E non è retorica: poche serate, nessuna polemica. Lavoro in campo continuo, tanto che non ha saltato, da quando è in nerazzurro, nemmeno un allenamento o quasi. Nessun permesso speciale, e soprattutto qualche piccolo infortunio davvero trascurabile. Come a dire: lavoro, lavoro e lavoro. Il primo divertimento è in campo, il resto si vedrà più avanti. È più facile a dirsi che a farsi, vista l’età e la città in cui vive. Ma è la sua grande forza, quella che deriva da un’educazione, e qui ci si ripete, che la famiglia gli ha trasmesso da sempre e che lui ha deciso di imporsi senza nemmeno starci a pensare troppo.

 

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L’accento toscano non l’ha perso, la voglia di arrivare in alto nemmeno. E gli è venuto facile rinunciare a qualche offerta che la scorsa estate è stata recapitata al club e al suo agente, Elio Berti. Restare all’Inter è la palestra migliore, anche a fronte di qualche partita giocata in meno. E il gol con il Genoa è lì a dimostrarlo.