Inimitabile Ibra: tracotanza ed ironia, dalla statua personale al posto della Tour Eiffel a Dio. Le 10 frasi più celebri
Unico, inimitabile e fatto tutto a modo suo. Piaccia o no, Zlatan Ibrahimovic ha sempre evidenziato (caratterialmente e non) uno stile dentro e fuori dal campo assolutamente fuori dagli schemi e senza eguali: pozzo di tecnica e fantasia raccolto in quasi 2 metri di statura e muscoli tenuti sempre sotto controllo, al contrario di una lingua che spesso, in un mix tra presunzione, ironia e simpatia, si è lasciata andare a dichiarazioni, risposte o richieste tanto spontanee e apparentemente folli quanto ormai divenute marchio di fabbrica del fuoriclasse svedese.
Se pensate che la richiesta di sostituire la Tour Eiffel con una sua statua personale sia qualcosa di fuori dall’ordinario, condizione sine qua non per poter restare anche nella prossima stagione al PSG, vi sbagliate di grosso: la tracotanza di Ibra non si è certo limitata alla frase pronunciata ieri, al termine dei festeggiamenti per il 6° titolo nazionale vinto. E allora andiamo a ripercorrere tutte le perle frutto del genio del mago di Malmö, nella nostra speciale classifica delle sue 10 frasi più celebri e pazze.
1 – Il peso di una nazione sulle spalle, qualificazione al mondiale contro il Portogallo in palio con la Svezia e… Una presenza ultraterrena in squadra per fare l’impresa? Pare proprio di sì. Alla richiesta di un giornalista sulle possibilità di superare CR7 e compagni, Ibra ha risposto così: “Solo Dio lo sa. E’ un po’ difficile chiederglielo? Perchè? Ce l’hai davanti, adesso”. Consapevolezza.
2 – A volte Dio non basta: impresa non riuscita, CR7 in Brasile con il suo Portogallo e Svezia a casa. Motivi per guardare un mondiale senza Ibra? Nessuno, secondo Zlatan stesso: “Un Mondiale senza di me è poca cosa. Non c’è davvero nulla da guardare e non vale nemmeno la pena aspettarlo con ansia“. Modestia.
3 – Nazionale tasto dolente: niente partecipazione ad Euro 2012 per la Svezia e, alla domanda sulla possibile vincitrice della manifestazione, Ibra ha avuto pochi dubbi nel controbattere: “Non me ne frega un c***o di chi vincerà, io me ne vado in vacanza”. Stanchezza.
4 – Gli anni passano, la classe resta. Eccome. Spettacolo assicurato ad ogni prestazione offerta in campo, a 30 anni già decisamente superati, ed una metafora ben chiara individuata da Ibra per autodefinire le sue prestazioni al PSG: “Sono come il vino: più invecchio, più divento buono“. Enologo.
5 – E’ il 2012: sbarco in Ligue 1 e nuova esperienza francese al via per Ibra, in un campionato decisamente poco conosciuto e noto a lui. Che senza troppi peli sulla lingua, come sempre, ammette: “Non so molto dei calciatori di questo campionato, ma sono sicuro che loro sanno molto di me“. Sincerità.
6 – Barcellona, tanto voluto quanto dimenticato in fretta. Feeling con Pep Guardiola mai nato ed utilizzo in campo decisamente poco gradito allo svedese, espresso alla stampa con un paragone piuttosto chiaro e noto alle passioni di Ibra: “Se prendi me, compri una Ferrari. Se guidi una Ferrari, devi metterci la benzina migliore, poi prendi l’autostrada e affondi il gas. Guardiola invece in questa macchina ha messo del diesel e l’ha usata per un giretto in campagna. Avrebbe dovuto comprare una Fiat“. Pilota.
7 – John Carew e i consigli: no, non troppo apprezzati (come i soprannomi) se sei uno come Ibra. Che conosce bene le proprie qualità e, qualche anno fa, ha deciso di rispondere così alle parole dell’attaccante norvegese sull’essere più cattivo sotto porta. “Quello che John Carew può fare con un pallone, posso farlo con un’arancia. E non ho bisogno di un soprannome: se vuoi impressionarti, guardami giocare”. Giocoliere.
8 – Rewind: primi tempi al Malmö, qualità straordinarie già evidenti e gli occhi di Wenger e dell’Arsenal addosso. Mai stato in Premier, Ibra: forse anche per questa risposta all’allenatore francese (svelata poi nella propria autobiografia) capace (!) di proporgli un provino. “Wenger mi aveva offerto un provino all’Arsenal. All’inizio volevo farlo, ma alla fine dissi di: no, Zlatan non fa provini“. Deciso.
9 – Chi ha detto che le leggende non possono essere tali anche a carriera in corso o in piena vita? Ibra fuga ogni dubbio: “Si dice che si diventi una leggenda nel momento in cui si passa a miglior vita. Ma nel mio caso sono una leggenda vivente“. Highlander.
10 – Last but not least (e siamo sicuri che l’elenco presto verrà aggiornato), l’ultima chicca di Ibra post 13° titolo nazionale conquistato in carriera, proprio ieri, con qualche domanda di troppo annessa sulla sua permanenza in Francia: “Qui mi vogliono bene? Certo, ma non credo possano rimpiazzare la mia Tour Eiffel con una statua… Nemmeno i dirigenti ce la possono fare. Ma se ce la facessero rimarrei qui, promesso“. Architetto ed artista. Del pallone.