Il Watford, Totti, le urla di Conte a Pogba. A tutto Motta: “Il calcio è la mia vita: voglio tornare a giocare”
L’intervista a Marco Motta.
“Il calcio è passione prima di tutto. Io la vivo così”, parola di Marco Motta. Una vita sui campi con la Serie A nel destino dai 18 anni in poi. Atalanta, Udinese, Roma, Juve, Catania, Bologna, Genoa; poi l’estero con Watford e Charlton. Il presente dice ‘svincolato di lusso’, ma il ragazzo ne è certo: si tratta di una situazione momentanea.
Impossibile per lui stare lontano dal calcio: “Mi alleno ogni giorno, anche in vacanza! – ha dichiarato in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com – Lavoro sia col preparatore che con altri ragazzi”. Il motivo è semplice: “Per essere pronto in caso arrivasse una proposta interessante”. Schietto. E dall’entusiasmo contagioso: “Voglio tornare prima possibile anzi, fosse per me rientrerei già oggi stesso!”.
Qualche contatto recente c’è stato ma “Per un motivo o per un altro è sfumato tutto. Non nego che talvolta le mete proposte fossero troppo ‘esotiche’…”. Positivo, Motta. Frizzante. “Posso assicurare che ripagherò la fiducia di chi crederà in me!”. Papà del piccolo Leone a tempo pieno, in attesa dell’offerta giusta dall’Italia o dall’estero.
Sereno, senza rimpianti. “È grazie alle scelte fatte che sono cresciuto e diventato ciò che sono”, anche se un piccolo rammarico – se così si può definire – c’è: “Nel calcio a volte si parla di sliding doors ed è vero”. Si spiega meglio: “Quando Gino Pozzo mi chiamò al Watford non ci pensai due volte: ‘Arrivo!’. Stavo davvero bene là, mi sarebbe piaciuto continuare con loro ma ci salutammo a causa di un’incomprensione – continua Motta – Quella promozione in Premier che conquistammo la sento mia!”.
In quel Watford già si vedevano le basi di una squadra che avrebbe fatto bene anche in Premier: “Ighalo e Deeney su tutti avevano qualcosa in più: la nostra coppia d’attacco, semplicemente fondamentali. Voglio citare anche il portiere, Gomes, che quell’anno dimostrò tutta la sua importanza”. Ennesima conferma di quanto sia affascinante il calcio inglese: “È fantastico! Ritmo, fisicità, agonismo”, non solo una questione ‘di campo’: “Il modo in cui si vive il calcio è incredibile: stare in famiglia a far colazione per poi dirigersi allo stadio in macchina o in metro per la partita non ha prezzo”.
Eppure per Motta anche anche la Serie A ha sempre un certo fascino: “È stata il mio sogno fin da piccolo”. Dopo aver condiviso lo spogliatoio con campioni del calibro di Totti, non potrebbe essere altrimenti: “Francesco dimostra ogni volta la sua classe immensa. È da non credere: un ragazzo semplice, umile come pochi”. Ma non solo “In assoluto il più forte con cui abbia mai giocato, assieme a Pirlo e Del Piero”.
La Juve di Conte poi, dove è stato testimone dell’esplosione del giovane Pogba. “Era appena arrivato, ma che talento! Un ragazzo esuberante, alla mano e divertente. Ci sentiamo ancora e ci stringemmo in un grosso abbraccio a fine partita quando ci affrontammo in Genoa-Juve: giocavamo sulla stessa fascia, ero il suo dirimpettaio”, afferma col sorriso sulle labbra.
E chissà che effetto farà vedere proprio Pogba contro Conte avversari nel prossimo turno di Premier: “Sarà sicuramente curioso. Paul e Conte per certe cose sono molto simili: entrambi danno sempre il massimo perché vogliono costantemente migliorare”. Spazio anche per un aneddoto riguardante i tempi bianconeri: “Avevano un ottimo rapporto, anche se non dimenticherò mai tutti i richiami e le urla che il mister rivolgeva a Paul!”. Il motivo è semplice “Gli orari e la puntualità. Sai, talvolta Pogba arrivava un pochino in ritardo agli allenamenti, ma niente di esagerato…” e via di risata, di nuovo.
Ricordi che Marco Motta sicuramente si terrà stretto per la vita, insieme alla passione per questo sport. In attesa di poter dedicare tutta la propria frizzantezza ad una nuova avventura.