Il rapporto con Juric e la rinascita al Genoa. Taarabt: “Sto tornando. L’esperienza al Milan mi ha massacrato mentalmente”
Tornare dove si è rinati, almeno momentaneamente, vestendo una maglia importante e ricordando come una tecnica così, abbinata ad una buona condizione fisica, possa fare davvero la differenza. Ci sarà anche Adel Taarabt oggi sulla strada del Milan: il talento marocchino del Genoa, dopo aver vestito rossonero nel 2014 ed aver fatto il proprio ritorno da avversario a S.Siro nella passata stagione, scenderà oggi nuovamente in campo in quello che è stato, per metà stagione, il suo stadio, in una domenica quantomai fondamentale per il suo ex club. Ma come si sente, ora, Taarabt? A parlarne è il calciatore stesso, intervistato da “La Gazzetta dello Sport”:
“A inizio carriera puntavo solo sul talento. Non credevo nella corsa, nel giocare per la squadra. Volevo vincere a modo mio. Qui ho capito che il calcio è uno sport collettivo, che per essere un giocatore completo devi saper soffrire. Sto tornando, non sono ancora quello di prima, ma ci sto arrivando. Juric? Da ragazzo ho trovato tecnici che mi hanno trattato come un figlio, poi al Benfica non è stato così. Ho voluto subito troppo, non ho gestito bene la situazione e in allenamento ho mollato un po’. Con Juric devi andare sempre a mille. Lui però è corretto, se gli dimostri che hai capito resetta tutto e si riparte. Quando sono arrivato a Genova ero fuori forma e ci sono stati dei problemi. Però ho capito che ero io a dover andare incontro a lui, così sono andato a parlargli, Juric mi ha risposto che se avessi fatto le cose per bene potevamo ricominciare. Non so se possiamo dirci amici, ma di sicuro mi ha cambiato la vita. E pure il fisico, visto che ho perso 11 chili. A quello ha contribuito Pilati (preparatore atletico, ndr) e tutto lo staff. Non è stato semplice, correre senza palla non mi è mai piaciuto ma quando ti abitui, tutto diventa naturale. Ora se un giorno non mi alleno non sono a mio agio: sento la necessità di correre”.
Un problema, quello del peso, da sempre sulla sua strada: “Ingrasso facilmente, ma ad incidere è la vita fuori del calcio. Io ero single, mi piaceva uscire con gli amici, andare al ristorante. Però quando hai 23 anni puoi farlo, a 28 no, devi cambiare stile di vita. E l’ho fatto. Così ho ritrovato me stesso e l’amore per il calcio. Io sono pazzo per questo sport, guardo tutte le partite, conosco tutti i giocatori. Miguel Veloso è un vero esempio, sempre pronto a dare una mano a tutti. Mi ha aiutato molto, è un fratello. Io un esempio per Pellegri? Parliamo molto, gli dico che il calcio va veloce e non aspetta nessuno. Lui ha 16 anni, ha forza e sa fare gol, ma deve continuare a migliorare. Non potrebbe avere un allenatore migliore di Juric, che lo incita a lavorare. Pietro può diventare un attaccante importante per il futuro del calcio italiano”.
Sul Milan, poi: “Quell’esperienza mi ha massacrato mentalmente. In rossonero ho fatto bene, volevo rimanere, eravamo sul punto di firmare. Poi è arrivato Inzaghi che ha fatto altre scelte. Tornare al Qpr, dopo aver giocato in Champions, con campioni come Kakà, mi ha fatto male. Balotelli? Un amico. Tre settimane fa è stato qui a Genova a trovarmi, io sono andato a Monaco a incontrarlo, insieme al mio ex presidente Briatore. Lui è come me: abbiamo bisogno di affetto. Fin da ragazzino ti dicono che sei fortissimo e sarai un campione, ma poi cresci e non è facile. Mario ha un cuore enorme, ha trovato un presidente che gli vuole bene, ritornerà grande. Di quel Milan ci sono ancora Zapata, Montolivo e Abate. Sfidarlo resta un’emozione: con loro ho vissuto 6 mesi bellissimi, al top in un club fantastico. Ora hanno cambiato tanto e con 11 nuovi non è facile costruire la squadra, ma è importante che il Milan abbia investito molto e insegua il top. Lo è per tutto il calcio italiano”.
Chiusura tra ruolo ed obiettivi: “Sono più vicino alla porta, posso cercare l’assist, è la zona del campo che preferisco, dove giocavo da ragazzino imitando il mio idolo Zidane. Lì devo partecipare alla fase difensiva solo mentalmente e non fisicamente, così resto più lucido in zona gol. Possiamo giocarcela. Io so cosa succede al Milan dopo una partita persa: se dopo 20 minuti non segnano la pressione diventa insostenibile. L’obiettivo? Ritrovare il mio top. Ormai non credevo più di poterlo fare, ma con questo nuovo fisico posso tornare a giocare bene e a vincere con il Genoa. Sarebbe bellissimo guadagnarmi un coro dai tifosi rossoblù”.