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Il debutto in B con la Pro, Gattuso, O’sarracino e il Napoli: il mondo di Starita

Per capire com’è debuttare in B a vent’anni basterebbe ascoltare la voce emozionata di Ernesto Starita, esterno offensivo della Pro Vercelli, mentre ci racconta in esclusiva la sua prima volta contro il Cittadella. “Ci speravo, certo, ma francamente quando Longo mi ha detto di andare a scaldarmi….”. Aaa cercasi parole, la trepidazione di quel momento lo blocca ancora di gioia. “Non ci volevo credere. Poi quando sono entrato non ci capivo più nulla, pensavo solo a correre, tenere palla, pressare. Un’emozione indescrivibile. Ringrazio la Pro Vercelli per la fiducia che mi ha sempre dimostrato, sin dai primi anni del settore giovanile. Senza dimenticare chi mi segue quotidianamente in questo percorso come Studio Assist & Partners”. Ernesto è di Napoli e tifosissimo del Napoli. “Giocare nel Napoli è il mio sogno”. Ma calcisticamente è cresciuto a Padova: “Cercavo un’esperienza al Nord, per crescere e maturare in modo diverso. A Padova mi sono trovato benissimo, in una società che ha sempre dato grande fiducia ai giovani”. A 14 anni ha persino detto no al Napoli, nell’anno degli allievi. “Quando posso vado al San Paolo, da spettatore. L’ultima bella partita che ho visto? Contro il Chelsea, in Champions. Da infarto”.

Ernesto assomiglia a… “Martens? Per caratteristiche…. alla lontana dai”. E ride. Perché timido, ragazzo che non si prende troppo sul serio anche se lui serio serio lo è eccome. Tanto per dire: tatuaggi, zero. Tipo vecchio stile. Anche se “vorrei farmene uno, ma sono combattuto. I miei genitori non vorrebbero”. Il cosa vorrebbe tatuarsi però fa capire molte cose: “Come mi chiamava mia nonna, scomparsa di recente. Ci terrei molto”. Sopra la scrivania il libro di inglese. “Dopo aver provato Economia Aziendale, adesso mi sono iscritto all’Università telematica di Scienze Motorie. Il mio primo esame sarà quello di inglese, appunto”. Sulla parete il poster di “Messi”. Idolo, modello, tutto. “Vorrei vederlo giocare dal vivo, almeno una volta nella vita. Bisogna. Credo sia obbligatorio per uno che ama il calcio”. Ad altri sport siamo messi malissimo anche se una vena canterina ce l’avrebbe, Ernesto. “Dopo la prima sconfitta stagionale contro il Savona, Gattuso – mio allenatore a Pisa – fece cantare a me e Mannini O’sarracino davanti a tutti, dopo un allenamento. Mamma mia…”. Stonato? “Stonatissimo”. Con Ringhio forse i momenti più intensi. “Ha sempre creduto in me. Mi coccolava, mi ripeteva ‘non mollare mai, perché il lavoro paga sempre’ e gli devo tanto. Spero di rincontrarlo un giorno”. Feeling anche con Moreno Longo alla Pro, “un allenatore preparatissimo, che nei giovani crede”. E che ha lanciato Starita in B, giovane promessa che punta in alto e non vuole smettere di emozionarsi, sempre e solo con un pallone tra i piedi.