Il calcio secondo Pasolini, che bello sarebbe? Da Samaras al cuore degli Hearts scozzesi, quanti esempi
“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. Certo, da quando Pierpaolo Pasolini raccontava la sua idea di calcio con queste parole, è passato tantissimo tempo; ma oltre agli anni, sembrano essere scivolati via tutti quegli aspetti positivi che hanno fatto innamorare di questo sport diverse generazioni. Oggi sembra che gli amici del calcio siano nemici dei valori più nobili, che questo sport non sia più divertimento ma solo soldi, fama, esaltazione personale. Anche se una precisazione bisogna farla: il calcio non è la perfezione ma l’erba in un fascio non è mai piaciuta a nessuno.
E così, pensando a Pasolini ci commuoviamo guardando Samaras, giocatore del Celtic, che per festeggiare lo scudetto regala il giro di campo a un bimbo con sindrome di Down. Applaudiamo i tifosi dell’Ado Den Haag, che la settimana scorsa, in casa del Feyenoord, hanno lanciato migliaia di orsetti ai bambini del reparto pediatrico del Sofia di Rotterdam, presenti allo stadio per il match. Restiamo allibiti quando a Jay-Jay Willems, tifoso olandese di 8 anni che per una malattia cronica non può sognare la carriera da calciatore, l’Ajax regala una giornata da campione, dagli allenamenti alla conferenza stampa fino al prato dell’Amsterdam Arena.
Non si può restare indifferenti poi al calore e alla tenacia di quei sostenitori che, pur sfavoriti, non mollano mai: a Euro 2016, un sesto della popolazione islandese ha seguito la Nazionale, non solo facendo sentire i giocatori come a casa loro, ma guadagnandosi gli applausi del mondo intero esibendo un senso di appartenenza da fare invidia agli indiani d’America.
Così come ci affrettiamo ad appoggiare tutte quelle iniziative che coinvolgono i bambini nei progetti di tifo; per fare un esempio, oggi a San Siro, contro la Juve, la coreografia dell’Inter è firmata da centinaia di bambini; il 9 luglio si erano divertiti a colorarla sul piazzale di fronte allo stadio; il messaggio arriva forte e chiaro: i più piccoli possono, anzi devono, potersi appassionare allo stadio e al tifo sfegatato con lo stesso entusiasmo con cui hanno imbracciato pennarelli e spray.
Infine, nel ripercorrere le vicende di chi ha riscritto la storia del proprio club, un tributo speciale va a quegli ultra(s) generosi scozzesi, gli Hearts, che nel 2013 hanno salvato il loro club dal dissesto, finanziandone la rinascita di tasca propria. Heart, come Pasolini lo avrebbe inteso.
Alice Nidasio