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Il calcio secondo Di Francesco, allenatore e papà: “Parlare di mio figlio e giocarci contro non è facile​. Futuro alla Roma? Mai dire mai”

“La ricerca dei
meccanismi giusti e l’inserimento dei giovani”. Ecco il calcio, secondo Eusebio Di Francesco. Allenatore del Sassuolo, papà di Federico. Di padre in figlio. La passione per il calcio (che diventa una professione) è così, a volte si tramanda. Ed è proprio il caso dei Di Francesco: domenica scorsa, Eusebio e Federico contro in campo. “Cena pagata da mio figlio? Ha pagato tutto. Siamo stati in albergo con la famiglia dopo la partita”. Ma a bordocampo, come ha vissuto il tackle di Berardi proprio su Federico? Più da allenatore del primo o allenatore del secondo? “Lì c’era il padre di tutti e due”.

E poi via con i ricordi, di come Federico cresceva con la passione per il calcio: “Aveva un pallone di spugna da piccolo e calciava con tutti e due i piedi con facilità. E’ sempre stato tecnicamente più bravo del papà – le sue parole nel corso di un’intervista a Sky durante la trasmissione L’Originale -. Forse gli mancava un po’ di determinazione ma l’ha ritrovata in due campionati: a Cremona e al Lanciano. Lì ho iniziato a intravedere che aveva qualità importanti. Se mi piacerebbe allenarlo? Per le sue caratteristiche poteva davvero venire a sostituire Sansone… Parlare di mio figlio e giocarci contro comunque non è facile. E lui non mi ha detto niente prima della partita di domenica, né se giocava né come avrebbero giocato. Forse però se lo allenassi gli toglierei qualcosa invece di dargliela. E non posso precludergli di diventare quello che sta diventando. Anche se io cerco di trattare tutti allo stesso modo”.

Riecco poi l’allenatore del Sassuolo: “Lavorare sul sistema di gioco è importante. Da questa estate ho iniziato a provare il 4-2-4 o 4-2-3-1 che ti permette di cambiare qualcosina a gara in corso. Non sono
integralista, mi piace però dare più certezze possibili alla mia squadra. Ci sono partite importanti in cui fai giocare i migliori, ci sono ruoli imprescindibili con giocatori a cui non puoi rinunciare. Ognuno ha una base di squadra, poi nel campionato arrivano momenti in cui puoi cambiare. La mia clausola
rescissoria tre milioni di euro? E’ la verità, c’è un rapporto forte tra me e il Sassuolo. Ogni anno si parla del
nostro futuro insieme. Vivo in questo ambiente, una società con ampi margini di
crescita e valuteremo insieme il mio futuro. Il calcio è la ricerca di meccanismi rodati con
la duttilità di alcuni movimenti dei calciatori e il facilitare l’inserimento
dei giovani col lavoro quotidiano
. I miei attaccanti non fanno tanti gol? Io vorrei
ne facessero tantissimi per quello che creiamo. Ma prima di tutto devono lavorare
per la squadra. E ne abbiamo bisogno, per quello che abbiamo raggiunto in
questi anni e per sopperire a mancanze tecniche rispetto ad altre squadre. Mio modello di calcio? Barcellona e City. C’è
sempre la ricerca di un qualcosa e si lega molto al lavoro di squadra più che
all’individuo. Deve essere un vantaggio, non uno svantaggio. Io allenatore? L’unica
via per stare nel calcio per me era l’allenatore, mi è piaciuto, ne sono
rimasto affascinato da questo ruolo. Dentro di me dicevo ‘si diventa scemi a
fare l’allenatore’ ma adesso non potrei fare altro”.

Domenica sera con il suo Sassuolo affronterà la Roma. Un pezzo del suo passato da giocatore e non solo, una squadra che gli è rimasta nel cuore: “Fa piacere essere ricordato dai tifosi,
come uomo e come calciatore. In futuro sulla panchina giallorossa? Mai dire mai, Roma mi è rimasta nel
cuore.
Il desiderio però di poter battere una grande è sempre vivo e ci si
allena proprio per battere le squadre più forti”.

Spazio poi a qualche considerazione sulla Juve, che stasera ha battuto il Porto e si è qualificata al prossimo turno di Champions League: “Squadra da evitare per la Juventus ai quarti? Penso
che da evitare sia il Barcellona e da prendere il Real perché penso che se la
possa giocare. A certo livelli i rischi ci sono con qualunque squadra ma penso
che la Juve sia superiore anche all’Atletico Madrid. Dani Alves? E’ importante
avere giocatori così, abituati a certe competizioni. Dybala? Qualità tecnica
importante e grande forza per far male agli avversari. Berardi con il 4-2-3-1
potrebbe far bene alla Juventus? Al d là della squadra, penso che faccia fatica
con un 5-3-2. Con un 4-2-3-1 esprime meglio le sue qualità da esterno destro
alto”.