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Ibra e l’Europa League festeggiata nella “Zlatan Arena”: tra stampelle lanciate, folli corse saltellando e selfie

Destino avverso, quasi una maledizione. Giungere in finale di Europa League a Stoccolma, nella sua Svezia, e non poterla disputare per il primo, vero e grande infortunio della sua carriera. Doveva essere ripagato in qualche modo, Zlatan Ibrahimovic: perchè per quante volte male sia andata in campo europeo negli anni precedenti, tra la beffa-Triplete dell’Inter post passaggio al Barcellona e la semifinale di Champions League come traguardo massimo raggiunto in competizioni continentali, oggi un piccolo sorriso ha potuto, finalmente, ritrovarlo anche lui. Con l’Europa League conquistata dal Manchester United, almeno fino ai quarti di finale, anche grazie a lui…

Momenti difficili, dopo la rottura del legamento crociato interno ed esterno del ginocchio destro, e tanti pensieri su un possibile ritiro che vagano per la mente: non, però, per la sua. Mai mollare, finchè ci si sente in grado di poter competere ancora al meglio: come il vino, Ibra, vuole invecchiare diventando sempre più buono. Il cammino per tornare sarà lungo e complicato, ma nulla di impossibile: un po’ come sorprendere (tanto per cambiare) i medici nella degenza post operazione, tornando a camminare prima del previsto e presentandosi, al fianco dei compagni, alla finale di stasera.

Una stampella può bastare (“Quando si vince, si sta sempre bene: non sento niente”): tutore nero al ginocchio e scalini scesi piano piano fino a bordo campo per seguire, ancor più da vicino, i minuti finali di gara. La rabbia nei confronti dell’arbitro per un presunto contatto su Lingard non sanzionato, poi la gioia al momento del fischio finale. Lanciando in aria quella stampella che…avrebbe dovuto unicamente sostenerlo, ma della quale si può fare anche a meno, in momenti così: passo lento fino a centrocampo, l’abbraccio a Rooney, il selfie con la coppa (insieme a Bailly e Rojo) prima di saltellare su una gamba sola in mezzo ai compagni, osservando Rooney alzare il terzo trofeo stagionale (indicato anche con le dita) dei Red Devils. Per poi correre (sì, su una gamba sola) sul campo di quello stadio che ha già voluto definire “Zlatan Arena”, dopo averlo inaugurato con 4 reti con la sua Nazionale, più che “Friends”. Altrimenti no: non sarebbe decisamente lui…

E ora? A stagione conclusa, la concentrazione è solo ed esclusivamente concentrata sul recupero (“Si lavora, si lavora…”), più che su una nuova avventura. Nonostante i tifosi, con striscioni anche piuttosto espliciti, lo invitino a restare ad Old Trafford: “Zlatan, resta e potrai avere (per usare un eufemismo…) mia moglie”. Ma il dubbio resta: “Torno tra poche settimane. Dove? Vediamo, bella domanda”. Nel frattempo, il countdown per il prossimo, consueto post social con il 33° trofeo conquistato in carriera è partito: in caso vogliate scherzare con il numero, fate pure. Scacciando ulteriormente l’amarezza per non essere sceso in campo stasera, mascherata da un bel sorriso, lui sarebbe il primo a farlo…