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I nuovi Bleu sulle orme della Francia campione di tutto

La Francia di oggi come la Francia campione di tutto tra il ’98 e il 2000: tante similarità e una storia che sembra ripetersi.

E chi li ferma più questi ‘galletti’. Altra prova di forza che ha visto l’Uruguay come vittima di turno. Forti, determinati, cinici. Giovanissimi. Si, perché questa Francia di Deschamps è, insieme alla Nigeria, la nazionale più giovane di Russia 2018. 26 anni di media. Un futuro che si prospetta davvero niente male per questa nazionale. Con una semifinale mondiale da giocare già martedì prossimo. La sesta della storia dei Bleuin questa competizione dopo quelle del ‘58, ’82, ’86, ’98 e 2006.

9 gol segnati, 4 vittorie e porta inviolata davvero 3 volte. E meno male che avrebbero dovuto peccare di inesperienza“Con la nostra generosità sopperiamo alla mancanza d’esperienza. Abbiamo meritato questo successo. Siamo tra i primi 4 al mondo, sono orgoglioso dei ragazzi. Ora in ogni caso non si potrà parlare di fallimento”, le parole del ct francese dopo la vittoria per 2-0 sulla Celeste.

Deschamps, in sella dal 2012 dopo la parentesi Blanc, ha avuto il merito di ricostruire e plasmare la Francia dopo la disastrosa gestione Domenech tra il 2008 e il 2010, quando i Bleu prima all’Europeo e poi al Mondiale vennero eliminati al primo turno dopo due ultimi posti nel girone. Ha creato una squadra che per qualità e potenzialità ricorda la Francia campione di tutto tra il ’98 e il 2000.

Una nazionale che l’attuale ct ha avuto modo di conoscere davvero bene. Perché era presente prima allo Stade de France del ‘98, poi al Feijenoord Stadion nel 2000 ad alzare al cielo rispettivamente le coppe del Mondiale e dell’Europeo. Da giocatore. Quella fu la prima nazionale a fare il double dopo la Germania Ovest negli anni ’70 (successivamente la Spagna tra 2008 e 2012 è riuscita addirittura a fare il triplete).

Una generazione d’oro composta da calciatori nati tra fine anni ’60 e inizio anni ’70: Barthez, Thuram, Desailly, Djorkaeff, Zidane, Petit, Henry, Vieira, solo per citarne alcuni. E chi se li dimentica: compagni d’infanzia per molti. La prima vera Francia multietnica messa a punto da Aimé Jacquet sfidando l’opposizione dell’estrema destra con la contemporanea ascesa di Jean-Marie Le Pen.

Ebbe il coraggio di accantonare pilastri come Cantona, Ginola e Papin per dar spazio ai futuri campioni di tutto. Fece le prove generali ad Inghilterra ’96 quando perse in semifinale contro la Repubblica Ceca, vincendo poi i Mondiali casalinghi del ’98, prima di abdicare in favore di Roger Lemerre, protagonista – ahinoi – degli Europei del 2000.

Una storia che sembra ripercorrere questa Francia, una squadra – come quella di fine anni ’90 – multietnica e ricca di enfants prodige. Con esclusioni eccellenti, anche se per motivazioni diverse: ieri Cantona & Co., oggi Benzema, Lacazette, Rabiot, Laporte, Martial e Payet. E che, dopo le prove di Euro 2016 con il secondo posto alle spalle del Portogallo, sembra ora pronta a vincere tutto. Per anni. Zizou ieri, Grizou, Mbappè, Pogba oggi. Per non parlare dell’imprescindibile Kanté o di Varane, veterano con 47 app sin Bleu a soli 25 anni, oggi protagonista col primo gol all’Uruguay.

Ottimismo alle stelle dalle parte di Parigi, anche perché la vincente della semifinale che vedrà Francia e una tra Belgio e Brasile protagoniste, si candiderà di diritto a favoritissima di questo Russia 2018. Se prima dell’inizio della competizione era la Seleçao la squadra da battere, ora i bookmakers avranno il loro bel daffare visti questi ‘galletti’. Giovani, forti e determinati. La domanda sorge spontanea: chi li ferma più?