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Hummels, i fischi e Uli Hoeneß: il sabato del capitano del BVB

L’erba del vicino è sempre più verde, è vero, soprattutto se il vicino di nome fa Bayern e di cognome Monaco. Ma prima di tuffarti su quel bel prato, come nel caso di Mats Hummels, devi fare i conti con chi una casa te l’ha messa a disposizione per otto anni, ti ha onorato e incitato. Tornarci, in quella casa, una volta svelata una scomoda volontà, è tutt’altro che semplice. “Il capitano è il primo a scendere dalla nave, meglio che lo faccia in fretta”: così, con un non troppo evidente striscione giallonero, il Westfalenstadion ha accolto il suo pupillo e simbolo nella prima gara interna dopo l’annuncio del suo possibile passaggio in Baviera.

Fischi, tanti fischi a ogni tocco di palla. E al momento delle formazioni ufficiali, da tutta la Südtribune. Così come qualche coro a fine gara, cantato da una piccola frangia della curva dopo un 5-1 ineccepibile contro un disarmato Wolfsburg: “Hummels figlio di…” e via dicendo. “Se questi sono i migliori tifosi del mondo…” ha detto il capitano del BVB, riferendosi ai circa 300-400 che lo hanno insultato al termine del match. Animi caldi, insomma, per un trattamento non carico di odio come quello che fu riservato a Mario Götze, ma comunque decisamente ostile.

E poi anche un pelo di nervosismo, a causa di un misunderstanding che  ha segnato la prima tensione tra Hummels e quello che potrebbe essere il suo nuovo club dalla prossima stagione. In un’intervista di venerdì, Uli Hoeneß, ex presidente dei bavaresi, aveva fatto passare il messaggio che fosse stato proprio il capitano del BVB a chiedere un trasferimento al Bayern. Fatto che ha mandato su tutte le furie lo stesso Mats: “Non mi sono proposto a nessuna squadra, io. È la più grande cavolata che io abbia mai sentito”. A chiosa di un sabato che, probabilmente, vorrà dimenticare molto presto.