Da Eto’o a Haaland: anatomia dei ‘9’ di Guardiola
Guardiola e i suoi numeri ‘9’: tra alchimie perfette e scintille mai accese
Erling Braut Haaland sarà il nuovo attaccante del Manchester City dal prossimo 1° luglio. Ieri i Citizens hanno annunciato l’accordo con il Borussia Dortmund per il trasferimento del calciatore norvegese (leggi qui i dettagli). Considerato tra i più forti della sua generazione nel ruolo, sotto la guida di Pep Guardiola potrebbe consacrarsi nell’Olimpo dei grandi numeri 9 della storia.
L’allenatore catalano, infatti, ha lavorato con alcuni dei migliori bomber dell’ultimo ventennio calcistico: con alcuni ha trovato un’alchimia perfetta, con altri non è mai arrivata la scintilla. Dai tempi del Barcellona fino alla Premier League: chi sono stati le migliori punte di Guardiola e quale è stato il loro feedback sul campo? Uno sguardo al passato per capire cosa aspettarsi da Haaland.
Samuel Eto’o e Zlatan Ibrahimovic
La sua prima esperienza da allenatore con i blaugrana l’ha visto gestire campioni del calibro di Henry, Messi, Pedro ma appena arrivato sulla panchina l’attaccante “principe” del club era Samuel Eto’o. Protagonista nella finale del 2006 contro l’Arsenal con un gol, il camerunense era in Catalogna già da quattro anni: con Pep ha praticamente ripetuto la sua migliore stagione con il Barça, segnando 34 reti stagionali e risultando di nuovo decisivo nell’ultimo atto della Champions League giocata a Roma con il Manchester United. Peccato che fu l’unica sotto la gestione Guardiola: l’allenatore in realtà voleva già cederlo al suo arrivo ma come svelato dall’attaccante africano: “Ha avuto la sfortuna di farmi giocare per venti minuti contro il Chivas, che mi sono bastati per fare tre gol. Non volevo rivolgergli la parola finché non si fosse scusato. Gli ho dovuto ricordare che non è stato un grande giocatore. Gli ho detto: io sono Samuel Eto’o. Sono io che ti faccio vincere“.
L’estate successiva sarebbe partito, in un scambio (con conguaglio) con l’Inter per Zlatan Ibrahimovic. Con lo svedese, però, le cose non andarono tanto meglio: “La mia esperienza a Barcellona? È come comprarsi una Ferrari e guidarla come una Fiat“. L’attuale attaccante del Milan giocò soltanto un anno all’ombra del Camp Nou, vincendo comunque 5 titoli tra Liga e Supercoppe varie. Le cose con Guardiola presero una brutta piega dalla seconda parte di stagione in poi e secondo quanto racconta Ibra, i due non si parlarono più senza un evidente motivo. La realtà è che probabilmente uno come Lionel Messi poteva fare il numero 9, il 7, l’8, il 10 e l’11. L’argentino era indispensabile per il gioco proposto dall’allenatore catalano e in base a dove si posizionava, i colleghi dovevano adattarsi: Henry, Sanchez, David Villa ma anche i già citati Eto’o e Ibrahimovic, hanno giocato spesso come ali offensive per favorire il “falso nueve” di Guardiola. C’è chi ha saputo accettarlo e chi no.
Mario Mandzukic e Robert Lewandowski
Dopo un anno sabbatico, Pep è ripartito dalla Germania: sulla panchina del Bayern Monaco ha lavorato prima con Mario Mandzukic e poi con Robert Lewandowski. Nel rapporto con il croato si sono viste delle similitudini con Eto’o: l’ex Juventus, uomo chiave nella Champions League del 2013 vinta sotto la guida di Jupp Heynckes, rimase solo una stagione dall’arrivo dell’allenatore: “Appena è arrivato, ho capito che nulla sarebbe stato come prima e che il mio tempo al Bayern stava per finire. Mi sono sforzato ad adattarmi, ma era chiaro che non avevo futuro. Così mi sono rassegnato a lasciare il club e ho avuto il tempo di scegliere la mia destinazione“. Insomma, la tendenza di Guardiola è quella di evitare i giocatore più fisici, per prediligere quelli più brevilinei e rapidi.
Robert Lewandowski è stato l’eccezione che ha confermato la regola. Arrivato al secondo anno di Guardiola in Baviera per sostituire proprio Mandzukic, il polacco ha segnato 66 reti in due anni. Numeri da mani nei capelli, come quando segnò cinque gol in nove minuti contro il Wolfsburg. Pep rimase estasiato: “Ha il goal nel sangue, ma anche la voglia di migliorarsi ogni giorno e di aiutare sempre la squadra. È uno dei migliori professionisti con cui ho lavorato e che ho conosciuto nel calcio”. Stima ed affetto reciproci tanto che quando l’estate scorsa, da allenatore del City, i giornalisti gli chiesero se potesse essere un nome per l’attacco rispose così: “Prossima domanda, per favore. Lewy è importante per il Bayern Monaco e rimarrà al Bayern Monaco“.
Sergio Aguero e Gabriel Jesus
Al Manchester City, dunque, arriverà Haaland, ma negli ultimi sei anni a guidare il reparto offensivo c’è stato Sergio Aguero. Il Kun è primatista di gol con i Citizens in assoluto (260) e nelle competizioni UEFA (43). Con 184 gol è il miglior realizzatore straniero (e quarto di sempre) nella storia della Premier League. Ecco perchè nell’ultima sua gara all’Ethiad Guardiola, quasi in lacrime, aveva affermato che l’attaccante argentino “non poteva essere sostituito“. E probabilmente è stato così: da quando è in Inghilterra l’unica vera punta acquistata è stata Gabriel Jesus. Il brasiliano, però, non è mai riuscito a fare la differenza e non ha mai avuto la piena fiducia da parte dell’allenatore: 95 gol in 234 presenze ma quasi mai decisivi, almeno in Champions League. E infatti, nella finale contro il Chelsea del 2021 e in molte altre occasioni Guardiola è partito con una formazione senza un vero numero 9.
E allora che ne sarà di Haaland? Il norvegese proverà ad invertire questa tendenza. Se da una parte ha le caratteristiche fisiche (194 cm x 94 kg) che solitamente non sono tra le preferite dall’allenatore, dall’altra potrebbe diventare quello che è stato Lewandwoski per il Bayern Monaco. L’agoniata Champions League deve passare dalla filosofia dell’allenatore ma anche da un bomber che trascini la squadra nelle momenti decisivi e quello che sappiamo è che il classe 2000 finora conta 134 reti in 182 partite ufficiali con i club.
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