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Guidolin: “L’Atalanta di oggi come la mia Udinese, ma allora se ne parlava poco. Il rigore di Maicosuel ancora mi perseguita”

“Per ora penso a diventare bravino come commentatore televisivo. E aspetto, senza stress. Mi piacerebbe allenare una nazionale”. Parola di Francesco Guidolin. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l’ex allenatore di Udinese, Parma e Palermo ha fatto il punto sull’attuale Serie A e ha anche fatto un paragone tra l’Atalanta che da anni continua a fare bene (in Italia e, quest’anno, anche in Europa) e la sua Udinese capace di stupire tutti tra il 2010 e il 2014.

La mia Udinese partiva con il classico obiettivo dei 40 punti, poi verso febbraio ci accorgevamo che si poteva fare di più: in 4 anni abbiamo conquistato un quarto posto, due preliminari di Champions e uno di Europa League. Era forte come l’Atalanta di oggi, però se ne parlava poco, non ho mai capito il perché. Ci soffrivo, sono veneto ma come carattere mi sento friulano”.

Ancora sulla squadra nerazzurra: “Già quando lavorava con me, Percassi dimostrava di essere un genio. Mi esonerò dopo 10 partite ma fu giusto così. Si vede che nel ’93 non ero ancora pronto per debuttare in Serie A ma ricordo anche che quella squadra è poi retrocessa, segno che che mi ha sostituito non ha fatto grandi cose. A me quella musata ha fatto bene. Gasperini mi piace moltissimo, ha un tipo di gioco particolare fatto di intensità, aggressività, pressing alto, organizzazione e marcatura a uomo. Per me l’Atalanta può tornare in Europa anche se ripetersi è sempre difficile. Se Ilicic trova l’allenatore giusto può fare grandi cose mentre Gomez mi fa impazzire. Non è un colosso ma non perde mai la brillantezza”.

Tanti i paragoni possibili tra i bergamaschi e l’Udinese di Guidolin, quella squadra fallì l’accesso alla Champions League per un errore dal dischetto; il rigore di Maicosuel, all’allenatore ancora pesa: ”Dopo 6 anni non riesco ancora a sputarlo fuori – confessa – mi perseguita: non gli ho chiesto perché aveva fatto quel cucchiaio. Ma l’errore era stato mio, tra i 5 rigoristi avrei dovuto mettere chi aveva portato la squadra fin lì, non l’ultimo arrivato. I giocatori più forti della mia Udinese sono stati Di Natale e Sanchez. Ma ne ho persi tanti per strada: Handanovic, Asamoah, Isla…”.

“La squadra di oggi sembra senz’anima? La scelta della società è sempre stata quella di puntare sugli stranieri, l’allenatore forma il gruppo e poi si cedono i migliori. Ricordo che, alla prima esperienza con l’Udinese nel ‘98 in un’amichevole estiva, ho schierato 11 stranieri su 11. Oggi è la regola, ma allora era diverso. Ora c’è l’Atalanta da affrontare: la squadra di Gasperini sta volando, ma faticherà contro una squadra che ha qualità e deve riscattarsi”.

Infine, tra passato e futuro, Guidolin aggiunge: “Sono felice della mia carriera, non mi offendo se mi dicono che sono un allenatore ‘di provincia’. Quando cercavo le grandi, loro non mi volevano. Quando erano loro a cercarmi, ho rifiutato io. Come è successo con il Napoli. Proverei l’esperienza di guidare una selezione. L’Italia cerca un c.t? Ho detto una nazionale, non la Nazionale”.